Nella magnificenza di un’urbanistica futurista, seppur nelle languide sacche di arretratezza, prende forma un’economia nuova e fluida, ricca di promesse. Il Sudest Asiatico è un approdo possibile. Certo, non è più tempo di andarci da pionieri ed ecco perché molti imprenditori o artigiani, ma anche artisti o professionisti o giovani laureati si interrogano sui binari possibili che ad esempio dal Mezzogiorno d'Italia conducano nel cuore di un altro, altrettanto autentico Sud.
Corre in aiuto il SEED, Seed South East Economic Dialogues in programma oggi, a Bari, al Grande Albergo delle Nazioni. Il seminario è organizzato dalla società, laboratorio di idee e di incontri, Liquid Consulting, il cui ceo, Angelo Villani, illustra così l'appuntamento, realizzato in collaborazione con la Camera di Commercio Italo-Orientale: «Un'occasione di dialogo con le imprese pugliesi, in particolar modo con quelle dei settori ICT, meccatronica, farmaceutica, design e agrofood».
Chi dialoga dunque? Le camere italiane di Filippine, Malesia, Singapore, Thailandia e Vietnam da una parte, le aziende pugliesi dall'altra, nella prospettiva di internazionalizzazione nel Sudest asiatico.
Singapore d'altronde è una parabola, il fascinoso oggetto di studio degli economisti che si appassionarono al boom delle Tigri Asiatiche, un piccolo grande pezzo di Asia (con Taiwan, Corea del Sud e Hong Kong) che dagli anni Novanta ha iniziato a svilupparsi in maniera esponenziale, bulimica potremmo dire, trascinando anche le cosiddette Piccole Tigri, ovvero Malesia, Indonesia Thailandia e Filippine.
Nicola Coniglio è uno di quegli economisti che a questo sorprendente miracolo economico, e al suo complesso corollario politico e sociale, hanno dedicato anni di studio. Docente di politica economica all'Università di Bari, Coniglio al seminario di oggi parlerà del Sud Est Asiatico tra i nuovi equilibri geopolitici e i trattati di cooperazione economica.
«Parliamo di un’area abitata da circa 300 milioni di persone, per la gran parte con redditi molti bassi ma in progressiva e forte crescita - spiega Coniglio - Facciamo un esempio: se questi cinque Paesi, così simili eppure diversi tra loro, fossero insieme il valore dell'esportazione sarebbe intorno ai 1450 miliardi di dollari, più di Italia e Francia messe insieme, sarebbero il quarto valore di export nel mondo».
Secondo Coniglio si tratta di un mercato «interessante». «Ai nostri imprenditori consiglierei davvero di monitorare le opportunità che vanno aprendosi. Singapore ha già accordi con l'Unione Europea. Il Vietnam in questa fase ricorda l'Italia degli anni Sessanta, c'è grande fermento e sta attraendo investitori».
Ma cosa potrebbero trovare le nostre aziende a quelle latitudini? «Un mercato di sbocco - suggerisce l'economista barese - ma anche un mercato di approvvigionamento. Di sicuro un ventaglio di opportunità per le nostre imprese più dinamiche, opportunità anche per il capitale umano a disposizione. Non a caso nel seminario viene dedicato spazio all’industria farmaceutica come al settore meccanico, al made in Italy, ma penso anche al food & beverage».
I nostri panzerotti da esportare nel paradiso delle spezie e dell’agrodolce? «Perché no?», ride Coniglio.