Basilicata fashion

Matera: l’architetto che va oltre la moda, i gioielli-scultura di Milena L’Annunziata

Maila Tritto

Nel 2001 il ritorno nella Città dei Sassi: «Le mie creazioni superano la tendenza e arrivano da un’ispirazione»

MATERA - Gli elementi prendono vita, anzi forma, e si lasciano dolcemente cullare dall’ispirazione e dalla fantasia. Via libera, quindi, ai monili che racchiudono tutta l’energia, il fascino e il mistero. Sono queste (e altre!) le caratteristiche che rendono unici i gioielli realizzati dall’estro e dalla creatività di Milena L’Annunziata, architetto con la passione per l’arte. Non a caso le creazioni si pongono proprio a metà strada fra i gioielli e le sculture che sono tutte da indossare.

«Potrebbe sembrare una contraddizione, ma non è un voler apparire – chiarisce subito Milena – Anzi, è esattamente il contrario. È indossare qualcosa da sentire e con cui interagire, mi sento molto lontana dalla moda».

Milena L’Annunziata, ci può spiegare meglio?

«Sì, esatto, mi sento molto lontana dalla moda. Non realizzo i miei gioielli scultura seguendo le tendenze, creo invece dei pezzi che arrivano da un’ispirazione. Lavoro in maniera diversa, forse è proprio per chi non la segue la moda. Per esempio in questo momento non farei mai una sfilata con le mie creazioni, anche se me lo hanno già proposto, mai dire mai. Non ho limiti, raramente faccio lavori su commissione o in serie, ogni volta è qualcosa di nuovo... Un momento nuovo. Non sono ancorata a nulla, neanche alla tecnica, per questo motivo mi sento libera da ogni cosa e questo mi dà la capacità di potermi esprimere. Se poi la moda vuole prendere un mio pezzo e indossarlo (anche per qualche servizio fotografico), va bene».

Ma lei si definirebbe più architetto o più designer?

«Io sono quello che sono. Non mi so dare una definizione, sono un architetto perché ho una laurea in architettura però dentro di me c’è anche spazio per la manualità e l’espressione. Mi occupo specialmente di architettura per gli interni, ma non ho la stessa libertà come quando lavoro i metalli. Non so dire se sono un designer, un fabbro, non sono sicuramente un orafo. Direi che sono una scultrice, o forse è troppo, non mi sento un artigiano. Io realizzo le mie sculture, le chiamo così, e passano più nel campo dell’arte perché hanno il tentativo di trasferire un’emozione e di raccontare qualcosa. Ho molta difficoltà a darmi una definizione, in un modo o nell’altro. Trasferisco le mie emozioni in modo diverso».

Si lascia ispirare da Matera?

«Sono tornata a Matera nel 2001, e da circa vent’anni vivo qua, dopo aver fatto l’università fuori. Ho scelto di vivere nei Sassi, mi nutro della parte bella di questa città. Non mi lascio ispirare da Matera, anche perché non mi offre gli elementi naturali che più mi affascinano, l’acqua e il mare per esempio. Matera è invece il mio punto base, mi piace aprire la finestra e vedere il panorama che offre. I miei pezzi si disseminano nel mondo, volano via ovunque».

Ma quando ha scelto di creare questi gioielli scultura?

«È iniziato tutto proprio quando studiavo architettura, durante gli anni di università. Non è una cosa che è arrivata dopo. Anzi. Con il mio fidanzato dell’epoca ho messo su delle creazioni usando oggetti di recupero, a trasformarli. E insieme abbiamo anche iniziato a lavorare l’alluminio, in parallelo la cera, tutto da autodidatta. Inoltre, mi sono dedicata alla creazione del gioiello con la fusione a cera persa. Ho sperimentato qualcosa anche con il rame. All’inizio erano pezzi più grandi, scultorei. A un certo punto, però, ho sentito la necessità di non staccarmi più dai metalli. Non volevo creare semplici gioielli. Mi piace l’idea che posso tenerli a casa, anche per decorarla, così come indossarli e portarli con me. Così ho iniziato una ricerca, a pensare come creare quella che poi è diventata una sorta di performance quotidiana. Per esempio una scultura esposta su una parete può essere indossata come se fosse una collana. È una gestualità che mi accompagna».

E quindi perché i suoi gioielli sono anche scultura?

«Non restano dei pezzi a sé, fermi, immobili, come anche una collanina che dimentichiamo di indossare. C’è un’interazione continua con quel pezzo, è un sentire continuo. I primi che ho realizzato sono delle corazze gioiello, con dei disegni dallo stile romantico, queste forme sono venute fuori perché mi sono ispirata ai ricami, alle coperte delle nonne. Taglio la lastra di metallo come se fosse un tessuto e poi la ricucio, è come se fossi io stessa un po’ l’elemento di ricongiunzione. Proprio come i ricami. Questo tipo di lavoro mi riporta a quella manualità delle donne che ci hanno precedute, ho pensato a mia mamma e a mia nonna. In fondo il ricamo è una sorta di meditazione. Sono autodidatta, non ho una tecnica, ma alla base c’è una cosa importantissima: trasferisco nei miei lavori tutto ciò che vivo e provo in un determinato momento. Mi faccio un po’ canale. Ogni pezzo ha una storia dietro, racconto ciò che mi accade durante la giornata, nella vita. Quando arriva quella spinta creativa, devo realizzare per forza qualcosa».

Privacy Policy Cookie Policy