Reportage

Matera, uno sfregio alla storia: Timmari, luogo dimenticato

Carmela Cosentino

Il sito archeologico abbandonato tra strade sterrate, rifiuti ed erbacce

MATERA - Strade sterrate, sacchi di immondizia nei boschi, erba alta e pannelli didascalici illeggibili. Il sito archeologico di Timmari è oggi un luogo dimenticato.

Situato a pochi chilometri da Matera, su una collina, proprio accanto alla Chiesa di San Salvatore, si presenta come un luogo fantasma. Non ci sono indicazioni per raggiungerlo. Solo sentieri che attraversano i boschi, piccole stradine solo in parte asfaltate, e che solamente chi conosce quei luoghi può attraversare senza il timore di perdersi. La meta non è distante dalle abitazioni. Si erge su una collina, silente, dove l’erba e il fango coprono ciò che resta dell’antica Necropoli, oggetto di scavi effettuati da Domenico Ridola che hanno portato alla luce un patrimonio di grande valore, oggi conservato a Matera nel Museo Archeologico Nazionale a lui intitolato. Andando a ritroso nel tempo, la prima fonte scritta sull’ insediamento risale al 1832, l’autore, l’archeologo Andrea Lombardi, segnalando l’importanza del sito, parlava della presenza di vasi a figure rosse che costituivano uno dei maggiori interessi degli archeologici e dei collezionisti del periodo.

Ridola, consapevole della ricchezza dell’area, intraprese nei primi del ‘900 scavi sporadici che portarono al rinvenimento di un consistente numero di tombe dell’epoca arcaica e classica. Intorno al 1908 cominciò ad esplorare la necropoli da lui denominata «Camposanto» e il 2 ottobre del 1911 avviò i primi scavi sulla collina a sud-ovest dell’altura, dominata dalla chiesetta diroccata di San Salvatore e inviò sul posto i primi scavini dando il via a una fruttuosa stagione di campagne di ricerca.

Un’operazione che portò alla scoperta di 38 sepolture ad inumazione del IV secolo a. C. per la maggior parte a fossa, una sola copertura a sarcofago in tufo mentre un’altra era costituita da grossi blocchi di tufo con copertura alla cappuccina.

All’interno furono rinvenuti ricchi corredi funerari, studiati e collocati nel Museo Ridola, dove sono conservate armature in bronzo e monumentali vasi a figure rosse e numerose statuette votive, di pregevole fattura, rinvenute nell’ area sacra.

Data l’importanza delle scoperte, Timmari è stato confermato come uno dei centri più importanti della Valle del Bradano, divenendo oggetto di studio e di ricerca da parte della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di Matera che ha lavorato in stretta collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata e con l’Istituto Archeologico Germanico di Roma.

Negli anni però i riflettore sul sito si sono abbassati, fino a spegnersi del tutto, lasciandolo in preda a scavi clandestini che hanno disperso i corredi, sottraendo così importanti informazioni sull’antico insediamento lucano. Il sito è oggi un luogo abbandonato, eppure avrebbe ancora tanto da raccontare e da svelare.

Un ricco patrimonio che andrebbe valorizzato e inserito in una rete di siti archeologici lucani che ne permetterebbero una maggiore fruizione, restituendolo alla storia.

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