Tradizioni
Tricarico risvegliata dai «richiami remoti»
Nel Materano si rinnova l'antico rito del carnevale
TRICARICO - Un «rumore di foresta primitiva» che «entra nelle viscere come un richiamo infinitamente remoto», così Carlo Levi, arrivato a Tricarico, ospite di Rocco Scotellaro, descriveva le sensazioni prodotte dalla visione delle maschere in strada nel giorno dedicato a Sant’Antonio Abate. Suggestioni che si ripropongono identiche da allora e da ancora prima, nel paese del Materano e che sono andate in scena anche ieri seguendo un copione immutato da secoli. Protagoniste le «maschere»; uomini, donne e bambini, travestiti da mucche (costume bianco con un cappello a falda larga, contornato da un velo a cui sono legati tanti nastrini colorati ) o tori (costume tutto nero ) che, prima ancora dell’alba, hanno svegliato i tricaricesi facendo risuonare i campanacci per strade e vicoli del paese.
Poi l’omaggio della mandria in bianco e nero a Sant’Antonio, con il raduno, guidato dai capo massari, nei pressi della chiesa dedicata al «dio contadino protettore degli animali», come Scotellaro usava chiamarlo, la partecipazione alla Messa ed i rituali tre giri compiuti attorno all’edificio cristiano prima di partire in «transumanza» verso la centrale piazza Garibaldi per incontrare i conti di Tricarico. A chiudere la questua per raccogliere cibi e bevande consumati durante i balli e le serenate notturne. Momento clou dei festeggiamenti, riconosciuti dal ministero dei Beni Culturali tra i «Carnevali storici d’Italia», sarà il prossimo 19 febbraio quando il corteo si arricchirà dei carri di Quaremma e di Carnevale che inevitabilmente perirà a fine serata bruciando accompagnato dal lamento-scherno di Quaremma. «La nostra è una tradizione antica, che mischia sacro e profano, il bianco ed il nero, il bene ed il male figure tipiche di ogni carnevale italiano – raccontano i tanti attivisti della locale Pro loco – è un rito che continuiamo a mettere in scena grazie anche all’attaccamento dei nostri giovani e giovanissimi alle proprie radici».
Radici che affondano nell’antica pratica della transumanza della quale Tricarico è ancora crocevia. «Per noi la transumanza è rappresentazione della realtà poiché ancora oggi Tricarico – aggiungono i rappresentanti della Pro loco – è attraversata da numerose mandrie che si spostano dalla montagna al mare e viceversa». Diversi i riconoscimenti assegnati nel tempo al Carnevale tricaricese, riconosciuto «Carnevale storico d’Italia» dal Mibact ed inserito, assieme alle sue maschere, nel 2009, nella Fecc, la Federazione europea città del Carnevale (Federation of European Carnival Cities). Insieme ai carnevali di Putignano, Crispiano, Villa Literno, Castrovillari, Misterbianco, quello della cittadina del materano è membro fondatore della Rete dei Carnevali del Sud Italia.