LE STORIE

A Matera arriva il riciclo creativo: quando gli scarti diventano lavoro

Carmela Cosentino

Giulia: «Svuoto le cantine e creo robottini in legno assemblati con altri materiali»

MATERA - Trasformare oggetti e materiali di scarto in creazioni artistiche uniche. Basta avere fantasia, creatività e manualità, perché come sosteneva lo scienziato francese Antoine-Laurent de Lavoisier «nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma».

Su questa linea di pensiero hanno preso corpo i movimenti artistici dalla forte coscienza ecologica, che hanno portato alla nascita della Trash art (arte spazzatura) o della Waste Art (arte dei rifiuti), con l’obiettivo di dare una nuova destinazione d’uso a materiali obsoleti e destinati alla discarica.

Nella città dei Sassi, l’arte del riciclo artistico è molto presente. Tra i nomi figura l’artista materana Giulia De Pace, 25 anni, che si dedica alla realizzazione di robottini in legno assemblati con altri materiali di riciclo.

Perché questa scelta?

«Il mio intento è quello di esprimere emozioni attraverso qualcosa a cui di solito non si attribuiscono emozioni. Il robot è una figura meccanica, un automa che nell’immaginario comune non ha un carattere. Mi piaceva questo contrasto che ho voluto rendere più incisivo inserendo elementi umani come il cuore, gli occhi, e dettagli che li attribuiscono una personalità ».

Il materiale predominante?

«Il legno. Lo taglio, lo levigo e poi assemblo il robot usando altri materiali di scarto».

Le sue creazioni sono frutto di un percorso iniziato otto anni fa, dall’incontro con l’artista Paolo Scozzafava con cui oggi lavora nel laboratorio La Robottega. Contenta?

«Avevo 17 anni e frequentavo il liceo artistico, settore fotografia e cinema. Mi è sempre piaciuta qualsiasi forma d’arte, e la manualità non mi è mai mancata. Fin da piccola disegnavo e assemblavo oggetti che trovavo».

La prima opera?

«Un quadro. Non ero ancora molto pratica nella lavorazione dei materiali. Feci un disegno a china e misi come sfondo della carta da parati e pezzi di scarti di campionari. L’opera piacque così tanto che fu subito venduta. Questo mi diede la giusta motivazione per continuare».

Con il tempo lei ha trovato la sua strada e ha imparato a trasformare in oggetti d’arte tutti i materiali custoditi nel laboratorio, per lo più scarti di ferro e legno, lampade e luci a led. Ma da dove provengono e come avviene la raccolta?

«Molti di questi materiali ci vengono consegnati direttamente dalle persone, altre volte andiamo noi a prenderli, svuotando le cantine o le case su chiamata, oppure giriamo tra i mercatini».

E da questi materiali nascono le opere e i robottini. Il tempo di realizzazione è relativo. L’importante è il risultato di un lavoro che oggi permette di essere conosciuti e apprezzati anche nel mercato nazionale. Ma è solo una passione o si può vivere di riciclo creativo?

«All’inizio non è stato facile. Abbiamo capito ciò che voleva la gente e abbiamo alzato anche la qualità del prodotto. E oggi siamo arrivati al punto di poterci sostenere con questo lavoro. Le nostro opere sono molto apprezzate. Riscontri positivi li abbiamo avuti anche questa estate a Firenze al Mida, alla Mostra internazionale dell’artigianato. I nostri acquirenti sono soprattutto persone del Nord e del Centro Italia e gli stranieri, per questo abbiamo creato un sito internet larobottega.it»

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