BASILICATA

Lettere anonime e toghe, torna lo spettro a Matera. Accuse incrociate in Tribunale. E incroci con il caso Palamara

Giovanni Rivelli

Accuse circostanziate di un imprenditore accendono i fari su due magistrati potentini: il plico ora andrebbe alla Procura di Catanzaro

POTENZA - Puntuali come ogni volta. Riparte la stagione della tensione tra toghe e tornano le lettere anonime. A depositarla presso la Procura di Potenza è stato ora il segretario dei radicali lucani Maurizio Bolognetti che questa mattina, alle 11, terrà una conferenza stampa davanti al Tribunale di Matera perché è principalmente di quegli uffici che si parla nelle missive.

Missive che si presentano come scritte da un imprenditore che ha paura di ritorsioni ma che, probabilmente, proprio per questo non lo sono. Di contro, invece l’autore è una persona ben informata e che ha accesso anche ad alcune carte, visto che ad una ricostruzione di scenari incredibili se non fantasiosi allega alcuni brogliacci di sms acquisiti nel procedimento che investe l’ex Consigliere del Csm Luca Palamara e atti dello stesso procedimento incardinato presso la Procura della Repubblica di Perugia nei quali si fa riferimento, appunto, a Matera e precisamente alle procedure che ruotarono intorno alla nomina del nuovo Procuratore Capo. Carte, insomma, che un semplice «imprenditore che teme ritorsioni» non si trova abitualmente sulla scrivania.

Il plico è ora nelle mani dei Pm guidato dal Procuratore capo di Potenza Francesco Curcio. Che, presumibilmente, avranno davanti a sé due passaggi: il primo è proprio quello di vedere se è possibile, con accertamenti d’urgenza, dare un volto all’anonimo estensore del documento in cui si avanzano accuse pesantissime. Ma il fatto che tra le persone accusate ci siano due magistrati in servizi nel distretto giudiziario lucano potrebbe portare a inviare il plico a Catanzaro, competente per i fascicoli che coinvolgono, come parti lese o indagato, magistrati in servizio in Basilicata.

Anche questo un dejavù per la Giustizia lucana. Perché una lettera anonima con accuse a un magistrato, nell’occasione l’allora Pm di Potenza Henry John Woodcock, (insieme al suo «fedelissimo» collaboratore l’ispettore Pasquale Di Tolla) ci fu anche nel 2009 a margine di quella stagione di veleni su e tra gli uffici giudiziari della Basilicata che confluì nell’inchiesta «toghe Lucane”» condotta da Luigi De Magistris. Il 21 di febbraio di quell’anno la lettera arrivò alla Gazzetta, la sua immediata consegna alla polizia consentì di risalire all’ufficio postale di Foggia da cui era stata spedita, di acquisirne le immagini di sorveglianza e individuare chi l’aveva consegnata allo sportello. Fu così che finirono sotto processo un ispettore di polizia e un ex agente del Sisde per un procedimento che si concluse nel 2017 con la prescrizione, ma che portò a una condanna per rivelazione di segreto di un altro magistrato che una copia di quell’esposto consegnato in Procura la avrebbe poi data a un’altra persona.

Questo caso, però, è diverso dal precedente. La busta che il postino ha recapitato a casa Bolognetti non ha un’affrancatura di ufficio postale ma due semplici francobolli, e non c’è nemmeno un timbro di annullamento degli stessi che possa portare a identificare il luogo di invio, ma un annullamento con un tratto di penna.

Il «timoroso imprenditore», insomma, questa volta sembra aver curato le cose nei dettagli. Così come nei dettagli descrive le trame che denuncia e sulle quali ora Bolognetti chiede di fare accertamenti: facoltosi e munifici imprenditori, interessi petroliferi, incarichi, nomine, contropartite, familiari, avvocati influenti e servizi segreti con prospettate connessione con magistrati siciliani, pugliesi e lucani. Gli ingredienti per una esplosiva storia di complotti ci sono insomma tutti. Come quelli per nuovi accertamenti e sospetti. O per una diffamazione in piena regola. Ancora una volta scenari non nuovi per i tribunali lucani.

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