il caso

Accusati di violenza sessuale a Malta, continuano le indagini: sui cellulari nessuna immagine della serata

Quattro brindisini e un leccese risultano indagati a seguito della denuncia di una ragazza. Ora il fascicolo è pronto per la fase finale, restano da valutare le testimonianze, i riscontri e le versioni contrapposte

Nessun file, nessuna condivisione. Le verifiche sui telefoni dei cinque giovani pugliesi indagati per la presunta violenza sessuale di gruppo avvenuta a Malta il 22 luglio scorso hanno escluso la presenza di immagini o video della serata. Gli accertamenti tecnici, affidati agli specialisti e ora depositati alla Procura di Brindisi, non hanno rilevato né registrazioni né tracce di invio attraverso social network. La vicenda aveva destato scalpore in piena estate.

La ragazza, 19 anni, originaria di Conegliano, al rientro dalle vacanze si era rivolta ai carabinieri denunciando di essere stata costretta a rapporti sessuali nell’appartamento affittato dai ragazzi. Secondo la ricostruzione accusatoria, il gruppo avrebbe approfittato delle condizioni di vulnerabilità della giovane, legate all’assunzione di alcol durante una serata di festeggiamenti per la maturità. Gli indagati - quattro brindisini appena maggiorenni e un coetaneo leccese minorenne all’epoca dei fatti - hanno sempre negato la violenza. In un memoriale consegnato agli inquirenti hanno sostenuto che si trattò di rapporti consensuali, aggiungendo che la ragazza avrebbe reagito con paura e vergogna, temendo che la scena fosse stata ripresa e potesse circolare online.

Sul contenuto dei messaggi rinvenuti nei cellulari vige il massimo riserbo. L’avvocato Cinzia Cavallo, che difende i quattro maggiorenni, ha dichiarato che alcuni sms confermerebbero la versione dei ragazzi. Il quinto indagato è assistito dall’avvocato Aldo Gianfreda. Il clamore mediatico ha accompagnato l’inchiesta sin dai primi giorni, alimentando un dibattito acceso sul rapporto tra giovani, divertimento e responsabilità. L’assenza di riscontri multimediali non cancella la gravità delle accuse, ma introduce un elemento di valutazione importante per la Procura, chiamata a decidere se chiedere il rinvio a giudizio o archiviare. La storia si colloca in un contesto più ampio: quello delle vacanze post-esame, spesso segnate da eccessi e da un senso di libertà che può trasformarsi in rischio.

Ora il fascicolo è pronto per la fase finale. Le indagini tecniche hanno chiarito un punto cruciale, ossia l’assenza di immagini, ma restano da valutare le testimonianze, i riscontri e le versioni contrapposte. Sarà la Procura di Brindisi a stabilire se la denuncia della giovane dovrà trovare conferma in aula o se, al contrario, la ricostruzione difensiva potrà prevalere. In ogni caso, il procedimento segna un passaggio delicato: non solo per i protagonisti, ma per una società che continua a interrogarsi sul confine tra consenso, abuso e percezione collettiva della violenza. 

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