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L’ex manicomio di Strudà diventa Casa di comunità

 
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L’ex manicomio di Strudà diventa Casa di comunità

Il progetto della Asl con 2 milioni di euro finanzati dal Pnrr. Servizi per la salute il grande giardino aperto a tutti

Lunedì 31 Marzo 2025, 13:05

STRUDA' - Doveva essere fabbrica, luogo di vita, probabilmente di fatica, un pezzo di quella storia salentina indissolubilmente legata alla coltivazione e alla lavorazione del tabacco. Doveva essere un maxi opificio per dare sostentamento lavorativo ed economico a centinaia di famiglie. E invece andò diversamente.

Il proprietario che realizzò la mega struttura nella frazione di Strudà, a Vernole, ne vide la luce ma non il sogno diventare realtà. Durò infatti poco più di una settimana l’avventura produttiva di questo edificio. L’imprenditore che l’aveva voluta e finanziata morì poco dopo l’avvio della stagione lavorativa.

Col tempo, e con passaggi burocratici che ormai in pochi ricordano in paese, divenne all’improvviso il manicomio interprovinciale del Salento: fino a 300 i ricoverati in questa grande struttura nel cuore della provincia di Lecce, in piazza Risorgimento, una piccola deviazione dalla strada che porta verso il mare Adriatico. La storia cambiò un’altra volta direzione con l’approvazione della legge Basaglia: niente più malati di mente ricoverati qui. Col tempo, ormai edificio acquisito da quella che oggi è la Asl di Lecce, fu centro diurno Crap, le comunità riabilitative di assistenza psichiatrica, ossia punto di riferimento per chi, con problemi di disabilità psichiatriche diverse, aveva bisogno d’aiuto. «La verità - raccontano ancora i residenti con i capelli bianchi - è che comunque li lasciavano dormire ugualmente. La struttura è sempre stata enorme, e qualcuno dei “matti” non aveva un posto dove andare».

Per le ragioni più diverse venne definitivamente chiusa per oltre vent’anni. Miracolosamente, nessun cedimento strutturale. Ma gli investimenti non sono mai mancati negli anni: dal rifacimento del solaio all’impianto di energia solare sul tetto. All’interno, lo ricordano tutti, un giardino enorme, bellissimo, accogliente al punto che neanche il tempo e la trascuratezza degli anni lo hanno imbruttito. Venne riaperto ancora una volta, per poco tempo, dopo l’invasione di Kiev da parte della Russia, e qui ci si rifugiarono per un po’ i profughi ucraini. Poi di nuovo l’oblio.

Oggi cambia tutto di nuovo e sembra la volta buona. Oltre 2 milioni di euro di fondi del Pnrr lo trasformeranno in Casa di comunità. Sarà restituito alla fruizione quasi per intero offrendo quei servizi di prossimità indispensabili per il cittadino, richiesti dalle norme e in grado di alleggerire il peso sui pronto soccorso. Ci saranno laboratori di analisi, uffici di guardia medica, consulenze specialistiche, ma anche cup e urp, gli sportelli di servizio di prossimità.

E poi un progetto di collaborazione con il Comune che scommette sulla ridefinizione degli spazi verdi: «Vogliamo che questa struttura sia un unicum con la nostra comunità e con i residenti dei paesi limitrofi - le parole del sindaco Mauro De Carlo - Troveremo una soluzione per lasciare libero accesso al bellissimo giardino che c’è all’interno. Siamo felicissimi di questa scelta da parte della Asl».

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