CASTRO - Gli scavi archeologici in località “Capanne”, nella parte alta della città, riportano alla luce la «Porta Romana» del II secolo avanti Cristo. Fu realizzata su iniziativa del Senato, per soddisfare le richieste dei mercanti tarantini e brindisini di combattere la pirateria illirica che metteva in pericolo la navigazione in Adriatico. La Porta costituisce un esempio di ingegneria militare romana anche per la tecnica costruttiva che utilizza pietra e legno, permettendo il rapido spostamento delle legioni. I blocchi squadrati di calcarenite, sistemati in file regolari di testa e di taglio, si presentano come un corridoio lungo m 20 e largo m 2,20, impossibile da attraversare da parte di eventuali assalitori.
Continua così a stupire la campagna di scavi iniziata circa tre mesi fa, nell’ambito del bando “Smart - In” della Regione Puglia, su concessione al Comune di Castro del Mic - Soprintendenza Sabap Lecce, Brindisi, sotto la direzione del professore Francesco D’Andria.
L’intervento rientra nel più ampio progetto di valorizzazione dell’itinerario delle mura di Castro, realizzato negli anni scorsi e costituisce una tappa fondamentale e di grande attrazione turistica a seguito delle numerose scoperte emerse nel corso degli anni. Lo stato di conservazione dei muri, che in alcuni punti raggiungono i 7 metri di altezza, permette di riconoscere le tre fasi di costruzione dei blocchi squadrati, di terrazzamento e di difesa della città-santuario. «Lo scavo ha permesso ora di osservare - specifica D’Andria - l’intero impianto della Porta che permetteva di entrare nell’antica Castrum Minervae, questo era il nome che i Romani avevano attribuito al luogo in cui sorgeva l’antico santuario della dea Atena. Il suo culto era ricordato nel nome anche perché legato alle memorie troiane ed al primo approdo di Enea sulle coste dell’Italia».
Soddisfazione viene espressa dal sindaco Luigi Fersini: «Continueremo il cantiere di scavo alla ricerca dell’antica storia di Castro».