Territorio

Pug, tra Miglietta e Scorrano è duello su parchi, marine e «sviluppo immobiliare»

Gaetano Gorgoni

L’ex assessora: «Ideologia speculativa». Il successore: «Mancanza di visione»

LECCE - Diventa infuocato il dibattito sul Piano urbanistico generale: il centrosinistra, per bocca dell’architetta ed ex assessora Rita Miglietta, parla di «ideologia speculativa» della maggioranza, mentre l’assessore Gianpaolo Scorrano spiega che si tratta di una visione di sviluppo della città che va verso il mare. Dopo il confronto a distanza tramite le interviste sulla Gazzetta del Mezzogiorno, lo scontro si è trasferito sui social, dove i toni si sono inaspriti. Gli interventi sulle marine e il futuro di alcune zone B sono temi in cui le diverse “filosofie” si scontrano.

In alcune aree, tra Lecce e San Cataldo, oltre i confini della tangenziale, Salvemini aveva previsto agroparchi, «perché non si è costruito per decenni e portare i servizi fin lì è troppo oneroso per il Comune». Per quanto riguarda la marina di San Cataldo il Pug “salveminiano” pensava al parco costiero, l’amministrazione Poli Bortone al porto turistico. «La salvaguardia delle coste è prioritaria, però San Cataldo, come Frigole, necessitano di sviluppo e valorizzazione, da attuare con porti idonei, che diano alle marine leccesi quell’interesse e quella dignità che aspettano da tantissimi anni», ha spiegato l’assessore all’Urbanistica, Gianpaolo Scorrano. «Il Pptr (Piano paesaggistico territoriale regionale) e il Pai (Piano per l’assetto idrogeologico) hanno effettuato un’analisi “di massima” del territorio, rinviando poi alle amministrazioni comunali la verifica dell’attendibilità dei vincoli e producendo, di fatto, un enorme danno allo sviluppo immobiliare. Dire che il Pug sarà meno “vincolistico” rappresenta solo la necessità/dovere di accertare la legittimità di tali previsioni. Ritenere, poi, che Lecce non sia una città di mare (come recentemente ribadito anche dall’architetto Mininanni) e, pertanto, non prevedere una “riammagliatura” della stessa con le sue marine è una delle principali criticità del Pug salveminiano, ma non certamente l’unica».

Queste esternazioni dell’assessore Scorrano hanno fatto indignare l’ex assessora Rita Miglietta. «Scorrano afferma che il Piano Paesaggistico Regionale e il Piano di Assetto Idrogeologico hanno prodotto un “enorme danno allo sviluppo immobiliare” - scrive sul suo profilo Facebook - Qui siamo ben oltre il confronto politico di merito sul Pug: è evidente che in queste parole non si può non leggere una cieca ideologia speculativa, per la quale non esistono il Ministero dell’Ambiente, l’Ispra, la Regione e la sua necessaria attività di governo e tutela del territorio; un insieme di istituzioni che certificano che il Salento e la Puglia hanno tra i più alti tassi di consumo di suolo nel Sud Italia e nel paese; per non parlare degli evidenti rischi idrogeomorfologici, allagamenti e dissesti che nella marine di Lecce sono sotto gli occhi tutti. Aree umide, cordoni dunari, spiagge e altri beni che non riescono ad assolvere alla loro funzione per il benessere delle comunità. Di grazia, dunque, quale sarebbe questo “enorme danno allo sviluppo immobiliare”? L’enorme danno è piuttosto provocato dal non voler assumere senso di responsabilità per evitare che la nostra terra e i nostri paesaggi si impoveriscano di più».

Ma secondo Scorrano lo sviluppo immobiliare della città non può prescindere dal suo mare. «Affermare che occorre eseguire una “rammagliatura” del tessuto cittadino con le cinque marine, con i borghi isolati e con le case sparse, non vuol dire deturpare il paesaggio come qualcuno vorrebbe far intendere, semmai il contrario - replica l’assessore all’Urbanistica - Valorizzare il territorio, infrastrutturare le periferie e portare i servizi primari anche nelle aree più isolate sono le linee guida per la revisione del Pug. Una visione condivisa dalla maggioranza dei leccesi, che ci hanno votati». Scorrano afferma di non voler più replicare a interpretazioni falsate delle sue dichiarazioni e accusa il centrosinistra di una mancanza di “visione e condivisione” che ha portato solo a sterili polemiche. La battaglia nel merito del Piano è destinata a continuare ancora a lungo.

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