LECCE - Marco Giampaolo, neo trainer del Lecce, ha il compito di cercare di ripetere l’impresa compiuta da Luca Gotti nel 2023/2024, ovvero di condurre la squadra alla salvezza in massima serie da subentrante. Nella storia del club giallorosso, l’allenatore veneto è stato il primo ad esserci riuscito in quanto nelle precedenti circostanze nelle quali, in A, si è registrato un avvicendamento in panchina, la stagione è terminata con la retrocessione.
Tra i tecnici che hanno assunto la guida del Lecce in corsa figura Gigi De Canio. Nel 2008/2009, il mister lucano ha preso il posto di Mario Beretta, ma non è riuscito ad evitare che il team salentino scivolasse tra i cadetti. Poi lo ha riportarto in A nel 2009/2010, da primo in classifica, e lo ha guidato alla salvezza nell’annata 2010/2011.
«Assumere la guida di una compagine in corso d’opera è sempre complicato - afferma De Canio - Si ha a disposizione pochissimo tempo per conoscere e valutare le caratteristiche tecniche, umane e caratteriali dei calciatori a propria disposizione e rapportarle alla propria idea di calcio. Il tutto, mentre l’ambiente si aspetta che ci sia una svolta decisa». I risultati possono dare una mano o rendere tutto ancora più difficile: «Se si ha la fortuna e l’abilità di iniziare col piede giusto, allora si allontanano le pressioni. In caso contrario, il peso diventa più gravoso. È fondamentale il supporto del gruppo dirigente al nuovo allenatore. In seno al club deve esserci la consapevolezza che non è possibile intervenire con la bacchetta magica, che c’è da lavorare sodo. Il tifoso è comprensibilmente interessano solo al risultato».
Insomma, il compito di Giampaolo e del suo staff non è dei più semplici: «Chi subentra ne è consapevole. Conosco Marco da lungo tempo. Quando guidavo il Pescara, nel 1998/1999, lui era uno degli “osservatori” della società abruzzese. Abbiamo avuto modo di chiacchierare spesso di calcio. In seguito, ha intrapreso la carriera di tecnico ed è accaduto di trovarci di fronte, in panchina, da avversari, con rispetto e stima. A Lecce avrà circa i due terzi del campionato per fare quadrare i conti e contribuire a regalare alla società salentina la terza storica permanenza consecutiva in massima serie». La sosta gli permetterà di lavorare per due settimane prima di esordire nello scontro diretto esterno con il Venezia: «Sta conoscendo i calciatori presenti e si sta facendo conoscere da loro, introducendo i suoi “concetti”. Chi è assente perché in nazionale tornerà nel Salento a pochi giorni dal confronto con i lagunari. Inoltre, ha senz’altro visionato tutti i match disputati dal Lecce».
In casa giallorossa nessuno può essere soddisfatto di come sono andare le cose nei primi dodici turni, ma la classifica, in coda, è ancora molto corta: «Ho visto quasi tutte le partite disputate dai giallorossi, che hanno alternato prestazioni positive a altre deludenti. Dall’esterno, sarebbe presuntuoso, da parte mia, ipotizzare che cosa non abbia funzionato. La società ha fatto firmare a Gotti un biennale, quindi aveva totale fiducia in lui. In corsa, qualcosa dev’essere mutato, inducendo chi di competenza ad effettuare ulteriori e differenti riflessioni, in quanto è stata presa la decisione di dare una nuova guida alla squadra. Nel giro di due punti ci sono sei formazioni, con Verona e Parma che sono solo a +3 da Federico Baschirotto e compagni. Insomma, i giochi sono apertissimi. Tutto si deciderà in primavera. Bisogna restare agganciati al treno-permanenza». Il cambio dell’allenatore potrebbe dare nuovi stimoli a quei calciatori del Lecce poco utilizzati da Gotti: «Chi non si è sentito adeguatamente valorizzato vedrà l’opportunità di dimostrare al nuovo tecnico di meritare spazio. Un trainer, però, sceglie sempre in base a ciò che vede in allenamento, durante la settimana. È quindi il giocatore a doversi mettere in mostra, ad evidenziare di avere le carte in regola per essere funzionale al progetto. Gli aneddoti, del mondo del calcio, sono ricchi di esempi di elementi inizialmente poco considerati che poi sono diventati perni insostituibili di una squadra. Ma ciò è accaduto quando hanno tirato fuori quel qualcosa in più, in termini tecnico-tattici, caratteriali o sotto il profilo della personalità, che ha indotto il mister a modificare la propria opinione su di loro».