Il messaggio

«Con la buona politica possiamo risolvere i problemi di Lecce», il messaggio dell'arcivescovo Seccia per Sant'Oronzo

Redazione Lecce

Seccia dopo la processione: «Non una passerella per preti e politici, impreziosita dal luccichìo e dalla fama di questi tre artistici simulacri che passano in mezzo a due ali di folla incuriosita»

LECCE - Una folla oceanica ha accompagnato la solenne processione per la festa patronale di Lecce dopo che la sindaca Poli Bortone aveva simbolicamente consegnato le “chiavi” del capoluogo salentino al patrono, sant’Oronzo, festeggiato insieme ai copatroni San Giusto e San Fortunato.

«Il devoto rito della processione che per tradizione torna ogni anno il 24 di agosto non è una sterile pratica propiziatoria; né, tanto meno, una passeggiata nel cuore di una città che spesso avverto assente e lontana dalle “cose di Dio”; e ancor meno rappresenta una passerella per preti e politici, impreziosita dal luccichìo e dalla fama di questi tre artistici simulacri che passano in mezzo a due ali di folla incuriosita. Mi è capitato di incrociare gli sguardi di persone intente a scattare una foto o a girare un video da mandare agli amici, più che a essere concentrati a cogliere con il cuore la sacralità del momento che abbiamo vissuto insieme», ha detto tra le altre cose l’arcivescovo che ha riservato un lungo pensiero «ai tanti martiri di oggi, alle persone che vivono da mesi o da anni con la paura di morire sotto le bombe e che fuggono dalla loro terra perché hanno perso la casa, il lavoro, gli affetti. Sono i martiri delle guerre più vicine a noi e sono i martiri delle guerre dimenticate perché non fanno audience e non attraggono gli interessi della politica internazionale e dell’alta finanza mondiale.»

L’arcivescovo Seccia si è poi rivolto alla classe dirigente: «care autorità, cari amici amministratori, cari “artigiani” del bene comune, il nostro Patrono questa sera torna a ricordarci che chi ama Dio, ama la città. “Ti ho protetta e sempre ti proteggerò”: queste sono le parole che la tradizione ha da sempre attribuito a Sant’Oronzo un attimo prima di essere decapitato: in quel momento il nostro protettore promise di proteggere noi Leccesi per sempre. Cari amici che avete ricevuto la fiducia e il consenso del popolo di Lecce, Sant’Oronzo anche oggi vi chiede, oserei dire, vi ordina di amare la nostra città. Come si fa? Iniziate dai poveri, dai senza tetto, da chi brancola nel buio della disperazione, da chi ormai non ha più voce e non ha più coraggio ma che continua ad avere un grande desiderio di vita; una grande voglia soprattutto di liberazione dall’angoscia della disoccupazione. Qualche giorno riflettevamo - insieme con gli operatori della Caritas - sul fatto che, mentre i poveri continuano ad affollare numerosi le nostre mense quotidiane, in particolare alla Casa della Carità e a Santa Rosa, o a bussare alla nostra porta per un sostegno economico, vanno aumentando coloro che chiedono lavoro. Consentitemi, a questo proposito, di inginocchiarmi simbolicamente davanti a tutti i volontari che ogni giorno, nel silenzio e la gioia nel cuore, offrono un pasto caldo a chi non può permetterselo. Fatemi baciare le mani delle donne e degli uomini di buona volontà che con il sorriso sulle labbra si fanno servi anche al posto nostro: anche loro sono, come il nostro sindaco, “primi cittadini” perché anch’essi si impegnano per il bene comune dei più fragili».

«La buona politica - ha scritto Papa Francesco - è quella che “si preoccupa dei disoccupati e sa molto bene quanto possa essere triste una domenica, quando il lunedì è un altro giorno senza poter andare a lavorare”. Iniziate da loro, uomini e donne della politica. Iniziate da loro per costruire nella città degli uomini la tenda della speranza», ha aggiunto tra le altre cose monsignor Seccia a conclusione del suo messaggio alla città in occasione della festa patronale.

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