BARI - Legionella in reparto: il direttore chiede il blocco dei ricoveri, il trasferimento dei pazienti e il controllo del personale. Accade nella palazzina che ospita le Malattie infettive dell’ospedale «Vito Fazzi» di Lecce con al momento 14 degenti. Il paradosso sta nella lentezza con cui l’ospedale ha reagito alla presenza del batterio. I rilievi sono stati fatti l’1 agosto ed era richiesta la sanificazione urgenza, ma la sanificazione è stata disposta per domani mattina dopo quasi un mese dal rilievo. Giovedì scorso la direzione medica dell’ospedale ha comunicato al direttore del reparto di Malattie infettive, Anacleto Romano, il divieto di utilizzo dell’acqua calda in quanto nei campionamenti di routine effettuati per rilevare l’eventuale presenza di «ospiti» indesiderati è stata constatata la presenza della temibile Legionella.
Prontamente Romano – in attesa della decontaminazione – ha chiesto il blocco dei ricoveri, il trasferimento dei pazienti in altro reparto o altro ospedale (Galatina è adeguatamente attrezzata per il ricovero dei pazienti infettivi tant’è che durante il periodo duro del Covid ha avuto un ruolo di primo piano nella gestione dei positivi), un controllo di tutto il personale in servizio nel reparto da parte del medico competente.
La richiesta di Romano è rimasta inascoltata mentre pazienti e personale si trovano a convivere con un temibile bacillo che colpisce prevalentemente il sistema respiratorio e può procurare malattie anche mortali. Insomma c’è una “bomba a orologeria” in reparto e oltre ai rischi che corrono personale e pazienti ci sono i disagi per l’impossibilità di utilizzare l’acqua calda. Domani mattina, per tutto il tempo della sanificazione non potrà essere utilizzata l’acqua (né calda, né fredda).
La sottovalutazione dell’infezione da Legionella viene indicata dall’Istituto Superiore di Sanità come una delle cause dell’aumento dei casi: «Nel 2022 sono stati notificati all’ISS complessivamente 3.111 casi di legionellosi, con un incremento del 14% rispetto all’anno precedente; il numero di casi segnalati è quindi tornato, dopo due anni, ai valori pre-pandemici. Dei 3.111 casi di legionellosi, 3.039 sono stati classificati come casi confermati e 72 come casi probabili. Il 77% dei casi è stato notificato da 6 Regioni: Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Lazio e Piemonte e il restante 23% dalle rimanenti 15 Regioni e Province Autonome. L’elevato numero di casi registrato evidenzia come la gestione dell’acqua negli edifici sia pubblici che privati sia spesso trascurata o inadeguata e come sia carente un’adeguata formazione dei gestori o degli amministratori degli edifici e dei tecnici del settore. In particolare, nel 2022 si è registrato quasi un raddoppio dei cluster di legionellosi associati con strutture recettive rispetto all’anno precedente».
Stando all’Iss il tasso di mortalità può variare dal 40-80 per cento nei pazienti immunodepressi non trattati, al 5-30 per cento in caso di un appropriato trattamento della patologia. Complessivamente la letalità della legionellosi si aggira tra il 5 e il 10 per cento.