L'intervista
«Per me Lecce è fuoco che arde», parola della neosindaca Poli Bortone
L’impegno: prima i bisogni dei cittadini. L’esponente della destra al suo tris a Palazzo Carafa
Adriana Poli Bortone, eletta sindaco per la terza volta dopo il ballottaggio con l’uscente Carlo Salvemini (sostenuto dal campo largo del centrosinistra), ha colpito tutti la sua definizione di «Lecce come un sentimento», diventata un claim di successo. A cosa si riferiva?
«Questa è una stata campagna elettorale del cuore, del sole, delle nuvole, dei sogni. Ho iniziato questo percorso come un atto d’amore per Lecce, per la città che noi tutti viviamo come una emozione, un fuoco che arde, un battito di cuore. Lo dice anche la canzone che ieri abbiamo cantato in piazza: “Sìmu leccesi core presciatu”. Ecco, la mia è davvero stata una campagna… a core presciatu!».
La vittoria nella sfida per la guida del capoluogo salentino è arrivata con quindici giorni di ritardo?
«Possiamo dire di aver vinto due volte. Ma soprattutto possiamo dire di aver certificato, ben due volte, la voglia di cambiamento di questa città. Mi è dispiaciuto molto dover assistere a questo spettacolo poco decoroso, con una attesa lunga ma necessaria, per sapere cosa fare. Credo che in futuro bisognerà optare per il voto elettronico. Oggi le nuove tecnologie garantiscono sistemi sicuri in grado di garantire la privacy, impedire condizionamenti e assicurare un risultato chiaro e immediato. Il tutto senza sprecare carta, quindi con un impatto ambientale minimo».
Il centrodestra salentino ha saputo superare gli individualismi, facendo sintesi oltre gli steccati tra la sua proposta, quella del consigliere regionale di Puglia domani, Paolo Pagliaro e quella dell’ex parlamentare di An Ugo Lisi. A cosa si deve questa alchimia?
«Nel centrodestra leccese ci sono molte personalità di rilievo, che possono garantire una alta qualità di governo ad ogni livello. Nel fronte conservatore da queste parti, per molto tempo, abbiamo sofferto a causa di vecchi litigi e divisioni. Come ho detto in passato anch’io ho le mie colpe, ma tutti assieme siamo stati capaci di ritrovare unità per il bene della nostra città e anche del centrodestra. Sono felice di essere protagonista di questa ritrovata armonia».
La sua elezione è stata anche social. I post delle sue nipoti per difenderla dagli strali della propaganda avversaria («nonna dicono che sei estremista?») hanno contributo a rendere ancora più popolare a sua immagine tra i ragazzi. Immaginava di registrare tanta attenzione e seguito anche tra i ragazzi della «Generazione Z»?
«Una brutta propaganda artatamente veicolata contro di me ha provato a dipingermi in ogni maniera. Le mie nipoti, con i loro amici e le loro amiche, mi hanno “liberata” da questi stereotipi con ironia e con una inattesa capacità attoriale. Ci siamo divertite e divertiti molto e abbiamo aperto le porte di casa mia ai leccesi. La nostra è stata una campagna elettorale bella, allegra, colorata e di cuore!».
Su Facebook è stata festeggiata anche dalla Fondazione Giorgio Almirante, che aveva promosso a Lecce un dibattito con il portavoce del segretario missino Massimo Magliaro e Antonio Padellaro, già direttore de l’Unità e del Fatto quotidiano, nonché autore di un saggio sui rapporti tra il leader della Fiamma ed Enrico Berlinguer. Cosa si porta della estrazione missina a Palazzo Carafa?
«La bellezza di una esperienza durata una vita ma anche la preparazione che quel partito ha assicurato a tutta la sua classe dirigente. Il Msi insegnava ad ascoltare, a raccontare, ad aprirsi al dibattito interno ed esterno. Era, come molti partiti del passato, una scuola continua di formazione e preparazione politica. Il Movimento Sociale Italiano era una palestra di politica. Riportare la formazione al centro anche per favorire la preparazione di nuove classi dirigenti, sarà un mio ulteriore impegno per il futuro».
La festa spontanea in Piazza Sant’Oronzo si è svolta tra fuochi d’artificio e canzoni identitarie in vernacolo. Quali i principali cambiamenti che le chiede il popolo di centrodestra?
«Io penso che il centro destra abbia festeggiato a Lecce una nuova visione di coalizione: coraggiosa, unita e pronta, ma anche popolare e capace di garantire libertà e attenzione al merito».
«Del sogno dell’amore e della cura». La sua lettera alla città, che apriva il programma elettorale presentato ai cittadini, aveva questo titolo. Ora si passa dalle proposte e dalle idee ai fatti: nei primi cento giorni su cosa punterà?
«Come avrà visto il programma elettorale ha una architettura particolare: abbiamo citato le piccole cose di ogni giorno, i bisogni immediati che si possono risolvere velocemente, prendendosi cura della città ogni giorno, ma anche progetti di medio e lungo periodo fino ad una visione proiettata da qui al 2050 e più. Quindi nei primi 100 giorni inizieremo dai bisogni quotidiani delle persone».
È stata una campagna elettorale piena di tensioni. Come si rasserenano gli animi e si ricrea la giusta dialettica con le opposizioni?
«Gli insulti e la maleducazione generano tensioni, molto più degli errori e delle dichiarazioni a caldo. Ma io sono abituata a parlare con tutti e continuerò a farlo, rispettando il pensiero degli altri senza mai perdere di vista il ruolo che i cittadini mi hanno assegnato».