sanità

Lecce, per le prenotazioni al Cup è caos totale

Maddalena Mongiò

Il blocco aggirato soltanto per l’apertura delle agende dei privati accreditati. Non appena sarà raggiunto il tetto spesa si ripresenteranno i problemi

LECCE - «Impossibile prenotare un eco addome». La presa d’atto è di Anna Maria De Filippi, responsabile della rete di attivismo civico, che è stata sollecitata da pazienti che non trovavano risposta al Cup per le prestazioni diagnostiche. Da ieri il blocco di fatto delle prenotazioni non c’è perché sono state aperte le agende dei privati accreditati, ma il problema è dietro l’angolo: una volta che il tetto del budget mensile sarà raggiunto, ricomincerà la scommessa per prenotare un esame. Una situazione che riguarda principalmente i codici di priorità D (Differibile) con visite da effettuare entro 30 giorni ed esami diagnostici entro 60 e P (Programmate) entro 120 giorni.

Asl Lecce ha infatti sottolineato che per «i codici U e B sono garantiti nella nostra Azienda nella quasi totalità dei casi. Vengono difatti attivati, tramite CUP (sportelli) e Distretti Socio Sanitari, percorsi dedicati nei casi in cui si rileva una discrepanza tra il codice di priorità della ricetta e i tempi di attesa previsti. Si tratta di Agende di ‘Tutela e Tutor’ e ‘Percorsi di prossimità’. Le agende esclusive dedicate definite “Agende di Tutela (liste tutor)” prevedono l’inserimento, in agende dedicate, di tutte quelle prestazioni momentaneamente non accoglibili, con codice U, B e D che non trovano spazi nei comuni canali di prenotazione. Le “Agende di prossimità” consentono al cittadino che non trova disponibilità tramite gli slot pubblici, di accedere alle prestazioni di base definite prioritarie con modalità di overbooking e accesso diretto. Ci sono inoltre le Agende di prenotazione in modalità esclusiva: per favorire la presa in carico degli assistiti e la necessaria continuità assistenziale sono state predisposte agende esclusive utilizzate dagli ambulatori per la prenotazione dei follow-up e/o percorsi interni diagnostico terapeutici assistenziali, malattie rare e altro ancora».

Un sistema, quello delle Agende, in vigore da tempo e che effettivamente è un aiuto concreto quando il Cup non riesce ad evadere la richiesta, ma quando le prenotazioni sono sature comunque emergono criticità. «C’è un’apertura e chiusura delle agende poco razionale – afferma De Filippi –, che procura disagi e sofferenze a chi deve penare prima di poter fare un esame se non ha la possibilità di pagare. Tutto questo non è tollerabile e abbiamo bisogno di risposte certe».

Per Asl: «Soluzioni vengono anche individuate nelle prescrizioni con codice di ricetta P, programmabile (da eseguire entro 120 giorni). Per prestazioni di questo tipo, per soddisfare i tempi, Asl Lecce fa riferimento anche al privato accreditato che apre le agende periodicamente (anche in ragione del budget annuale a disposizione). Accade anche che persone che non ricevono la prescrizione nei tempi garantiti previsti dai codici di priorità inviino una segnalazione all’Ufficio Relazioni con il Pubblico che la prende in carico riuscendo, tramite il Cup a risolvere il caso».

Dietro al più recente problema della mancata erogazione di esami nei tempi stabiliti dal Ministero della Salute un aspetto burocratico (l’inserimento del nuovo Nomenclatore con nuove tariffe e nuovi codici), ma anche – e soprattutto – il fatto che il budget dei privati accreditati era esaurito (il tetto annuo viene spalmato mensilmente) e in più la grave carenza di specialisti e personale sanitario nel pubblico che frena la possibilità di funzionamento, almeno per 12 ore al giorno, delle strumentazioni e degli studi medici.

Un aspetto messo in evidenza dal presidente dell’Ordine dei medici di Lecce, Donato De Giorgi: «Levere cause delle liste d’attesa, oltre agli aspetti burocratici e organizzativi ancora presenti, sono l’aumentodel numero e complessità delle prestazioni richieste (non sempre idonee) e la riduzione del numero dei medici sulle cui spalle pesa gravemente il problema e sempre più incentivati a “fuggire” dal nostro territorio e dalle strutture pubbliche».

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