L'intervista
Lecce, gli 80 anni di Adriana Poli Bortone: «Finalmente posso ballare ed essere me stessa»
La senatrice si racconta non senza togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Festa a sorpresa e messaggi di auguri dagli avversari politici
LECCE - Una festa a sorpresa per gli ottant’anni di Adriana Poli Bortone. Anzi, addirittura due, tiene a precisare, riferendosi alla prima, organizzata in suo onore da Tonia Erriquez, ed alla seconda, pochi giorni addietro, messa in piedi dall’amica di una vita, Mara Gemma, nella sua villa, dove il gruppo The Lesionati ha contribuito a portare la giusta dose di satira intelligente. «Una festa effervescente, dove ballavano tutti, di tutte le età, stupenda». Ottant’anni è tempo di bilanci, e Adriana Poli Bortone non si sottrae, anzi si mette a nudo, mostrando aspetti inediti della sua persona e della sua vita da «Lady di ferro».
Ottant’anni, non sentirli e non dimostrarli. Qual è il segreto dell’energia che continua ad avere e a trasmettere?
«Soprattutto non li sento. È come se volessi recuperare gli anni che ho perduto stando in aule chiuse. Adesso mi sento libera di esprimermi come sono».
E ha voglia di togliersi qualche sassolino dalle scarpe?
«Più che togliermi qualche sassolino, ora mi prendo delle libertà. Per esempio, qualche volta mi sono limitata nel ballare perché mi trovavo in situazioni istituzionali e non mi sembrava opportuno farlo. Però siccome a me piace scatenarmi, ora a ottant’anni lo faccio. Pazienza se poi sverrò».
Ma avrà un segreto?
«Non lo so, io sto sempre in movimento. Stamattina con il mio contapassi ho fatto già diverse migliaia di passi. Mi fa piacere camminare, ragionare, discutere, tenere la mente sempre in movimento, non pensare mai che domani può finire tutto ma pensare sempre che può accadere qualche cosa e quindi vale la pena di impegnarsi».
Dunque, quali sono i progetti, gli obiettivi per i prossimi ottant’anni?
«I miei obiettivi sono sempre venuti così, all’improvviso, non sono mai riuscita a fare una cosa che avevo programmato da tempo. Tutte le cose che ho fatto, anche le più importanti, un po’ mi sono capitate per caso o all’improvviso. Per cui non faccio programmi, prendo la vita per come mi viene e la affronto con consapevolezza, senza rimpianti per il passato, senza tanti progetti per il futuro. Non è il carpe diem ma quasi».
La sua vita è stata più pubblica che privata. Come è riuscita a conciliarle? Qualche volta sono entrate in collisione?
«La vita pubblica, che è quella che mi ha limitata molto, qualche volta è entrata in collisione con quella privata quando non potevo esprimermi come volevo. Come ho detto, sento molto la musica, il ritmo, la gioia di partecipare, e il dovermi limitare nelle situazioni istituzionali mi ha pesato. Ma, in fin dei conti, chi assume l’incarico di partecipare alla vita pubblica sa che si deve anche autolimitare. Ma se prima mi sono autolimitata adesso mi concedo un po’ di libertà».
C’è qualcosa che non è riuscita a digerire? Che ancora le pesa? Magari qualche sgarbo da parte degli avversari.
«Dagli avversari ho avuto sempre molto rispetto, e anche da avversari, in occasione del mio compleanno, ho avuto messaggi veramente bellissimi, inattesi e quindi ancora più graditi. La cosa che invece mi è molto dispiaciuta e mi ha amareggiato e mi ha fatto passare anche momenti brutti, di sconforto con me stessa, come se avessi fallito in qualche cosa, nei rapporti umani, è stato il fatto di non avere avuto vicino a me in maniera sincera alcune persone che io ritenevo sincere e leali. Questo mi è dispiaciuto moltissimo, sia perché io ho fallito nel giudicare queste persone, nel ritenerle particolarmente vicine e particolarmente leali, sia perché dispiace quando si dà fiducia a qualcuno e poi non viene ricambiata. Ho passato brutti anni, sì, gli anni più brutti della mia vita sono stati quelli nei quali, purtroppo, sono uscita continuamente sui giornali e su qualche televisione per cose che non avevo fatto e che non mi sarei mai sognata di fare. Purtroppo la giustizia italiana è un po’ lenta e quindi ho dovuto subire per sei, sette anni cose che probabilmente non meritavo, soprattutto in rapporto a quello che sapevo poter aver fatto, in coscienza».
Ecco, se l’è tolto qualche sassolino.
«Diciamo che l’ho superato, perché quelle persone che non riconosco come vicine, le cancello, per cui non provo sentimenti di astio, di odio, rancore, le cancello, come se non esistessero, non fossero mai esistite, e credo che così rispetto anche la persona».
Invece qual è stato il momento o il periodo più bello?
«Sicuramente quando ho dato alla luce i miei figli. È stato molto importante, anche perché li volevo, tentavo da diverso tempo e finalmente ci sono riuscita, non senza sacrifici. E quando sono nati ho gioito».
Adriana Poli Bortone politico, mamma e, ad ottant’anni, nonna.
«Ho due nipotine diverse di carattere quindi complementari ma tutte e due effervescenti, bravissime, ricche di tanti interessi e anche molto accorte nei riguardi miei e del nonno. Sono felice di questo e del fatto che me le posso godere un po’ di più di quanto non mi sia goduti i miei figli. Quando si decide di impegnarsi così nella politica, si rinuncia a tanti di quegli aspetti degli affetti, della quotidianità. Io mi sono persa tanti passaggi della vita dei miei figli, adesso le mie nipoti riesco a seguirle di più».
Cosa hanno oggi in più i giovani e cosa meno, rispetto alla sua epoca?
«Hanno l’intraprendenza, noi eravamo più misurati, avevamo una specie di percorsi prestabiliti, sapevamo che potevamo andare a scuola, frequentare l’università e trovare un posto. Loro questo programma fisso non ce l’hanno, purtroppo, però sono intraprendenti. Io li trovo bravi, interessati ad imparare le lingue, curiosi verso la musica, con una socialità più facile e immediata rispetto a noi, perché ci era consentita fino a un certo punto. I nostri genitori ci facevano ore di interrogatori su chi frequentassimo. Ora vedo che questo non si fa più, e trovo giusto che i ragazzi trovino amicizie vere, sincere. Poi, se ci sono giovani che sia abbandonano alla droga ad altre situazioni di disagio, è anche un po’ colpa nostra, dovremmo fare un’analisi seria di quelle che sono le famiglie oggi, e di come si è vicini ai ragazzi».
Un peccato che ha commesso? Se è confessabile.
«Eh... di peccati veniali e mortali se ne fanno tanti...»
Addirittura mortali?
«Beh sì, qualcuno, come quello di decidere di fare scelte forti con i miei ragazzi, quando avevano 12 e 13 anni ed io li ho lasciati alle cure esclusive di mio marito, dei miei genitori, delle collaboratrici familiari. Questo è un fatto se sento, che avverto molto. Tanto che adesso anche le cose che faccio quotidianamente, sembrerà strano ma le faccio come se volessi compensare tutto quello che non ho fatto in precedenza e che non ho saputo, voluto, potuto dare alla mia famiglia. Quello è stato un peccato, il più grosso. Quando si è giovani prevale l’ambizione, prevalgono quelle scelte per le quali non si soppesano i vantaggi e gli svantaggi».
Non è consolante pensare di aver lavorato per il bene dei cittadini?
«Per fortuna, ma devo anche aggiungere che con la famiglia mi è andata bene, sono stati bravi i miei familiari».
Adesso c’è un progetto in cantiere?
«E chi può dirlo. Comunque, se si riferisce alla situazione di Lecce, ripeto che c’è una disponibilità (alla candidatura a sindaco, ndr), che ho dato in maniera molto aperta, dicendo anche che se si trova qualcuno che è più vicino alla gente, più gradito, che ha più chance, ben venga. Siccome l’obiettivo è vincere, se la mia disponibilità in tal senso può essere utile, ok. Viceversa, si troverà qualcuno che sia meglio».