LECCE - La morte di Tariq, il clochard trovato morto ieri mattina, rannicchiato sotto una pensilina della Stp, nei pressi del City terminal, ha scosso coscienze e diviso la città scatenando sui social una sorta di gara alla ricerca di un colpevole. E dopo un giorno di riflessione e l'intervento del vescovo Michele Seccia, il sindaco Carlo Salvemini rompe gli indugi e dice senza mezzi termini ciò che pensa: «Non più tardi di due giorni fa, per un senzatetto fotografato mentre faceva i propri bisogni nelle aiuole di piazza Italia in questa città - dice secco - è stato invocato l’intervento dell’esercito. Oggi, dopo la morte solitaria, triste e disperata di Tariq, gli stessi danno la colpa alla politica, alle istituzioni, al Comune, etc etc».
Tariq, racconta il sindaco, «ci era stato segnalato nei giorni precedenti perché faceva i suoi bisogni nelle aiuole lì vicino, nonostante la presenza a pochi metri dei bagni del City terminal. Alcuni cittadini erano – comprensibilmente – infastiditi da questa sua abitudine, corollario di una vita disperata nella quale non mancava la dipendenza da alcool». Poi spiega che le cause della morte, come ha confermato anche l'esame necroscopico, «non è stata dovuta al freddo ma ad una crisi conseguente la grave patologia epatica di cui soffriva, generata dall’abuso di bevande alcoliche. Certo, se si fosse trovato in una calda camera da letto, tra l’affetto di familiari e amici e l’assistenza di medici specialisti, forse non sarebbe andata così. Ma la realtà è questa: Tariq dormiva per strada, al freddo, non prendeva quasi mai il bus per Masseria Ghermi, ultimamente trascorreva le giornate gironzolando per la città, ogni tanto beneficiava dell’assistenza della Croce Rossa o delle mense che sono attive in città».
Un'esistenza ai margini, simile quella che tante «altre persone conducono in città, segnata spesso da disagi psichici, dipendenze, a volte anche da atteggiamenti violenti. Quando non muoiono, di queste persone sui media e sui social si parla solo come di un elemento di degrado, di fastidio, di minaccia».
A Lecce è attiva una rete di emergenza tra Istituzioni, Curia, associazioni e volontari che consente alle persone in difficoltà estrema di beneficiare di servizi che vanno dal pernottamento al pranzo, alla fornitura di spesa alimentare, al ricovero temporaneo, di accedere ai servizi di assistenza medica, di verificare l’accesso ai benefici assistenziali offerti da Stato e Regione. Ma non sempre «riesce ad evitare - continua Salvemini - che chi è molto povero possa cadere e non rialzarsi. Serve fare di più prima, perché il contrasto alla povertà e le politiche di inclusione sono un grande tema nazionale, molto trascurato dal dibattito politico. Anche questa è una realtà, triste, con cui fare i conti».
Tariq era conosciuto in città. Tra i vicoli della città, nelle sere buie, aveva incontrato non solo indifferenza ma anche gli angeli della Croce rossa di Lecce, che parlano di «un giorno triste» e lo raccontano come un uomo timido, molto schivo e riservato e si fidava di noi». Non un reietto, non qualcuno da evitare, ma una persona gentile, educata, che «non chiedeva mai niente, ma ci aspettava ed eravamo noi a chiedere a lui. Ci riempiva di mille grazie per un paio di scarpe, per delle calze, per un bicchiere di latte caldo o un tè bollente e non ci ascoltava mai quando gli ripetevamo che non doveva ringraziarci, lui continuava».
L'ultimo incontro «qualche giorno fa per vedere come stava, ci aspettava come sempre per qualcosa da mangiare, per quel latte caldo con quel vapore che di notte diventava una nuvoletta di pensieri e per scambiare sorrisi e qualche chiacchiera sul suo passato. Gli avevamo portato un sacco a pelo nuovo - dicono - ma non lo ha voluto. "Io sto a posto, ho tante coperte e tanto giubbini, datelo a chi ne ha più bisogno di me"».
Il saluto dei volontari a Gino - così lo chiamano - Cri è straziante, «Non doveva andare così. Non deve andare così per nessuno.
Oggi qui da noi c'è silenzio. Nella nostra prossima uscita, quando, come sempre, incontreremo chi come te vive per strada, daremo quel sacco a pelo a chi ne ha bisogno e gli diremo:
"Questo te lo regala Gino, lo ha lasciato per te"».