La tragedia
Lecce, clochard trovato morto al City Terminal per il freddo e una probabile emorragia
L'uomo, un 36enne di origine marocchina, da tempo stava curando una patologia. Il vescovo Seccia: «Prego contro l'indifferenza»
LECCE – Tragedia alle porte di Lecce dove stamattina, vicino una pensilina della Stp, non distante dal City Terminal, dove comincia la statale che porta a Brindisi, un 36enne marocchino senza fissa dimora è stato trovato senza vita.
Si è ipotizzato che possa essere morto per il freddo di questi giorni, anche se le tracce di sangue vicino al corpo fanno pensare a un'emorragia da ricondurre a una patologia grave per la quale risultava in cura presso le strutture sanitarie del territorio. Sarà comunque un medico legale ad accertare le cause del decesso. L’uomo, che non risulta residente a Lecce, si trovava in Italia da più di vent’anni ed era munito di un permesso di soggiorno illimitato.
Da poche settimane la sua presenza in città era stata intercettata dagli operatori sociali del Comune, ed era stato avvicinato per offrirgli la possibilità di fruire dei servizi di assistenza riservati alle persone senza fissa dimora nella nostra città. Sul posto il 118, i carabinieri, e l'assessore del Comune Silvia Miglietta.
«Oggi è un giorno triste - dice l'assessore Miglietta - questa tragedia colpisce la nostra comunità, che è attenta e solidale nei confronti degli ultimi, offrendo in una rete che tiene insieme istituzioni, Curia e associazioni, i servizi di accoglienza, rifugio, mensa, fruiti ogni giorno dalle persone in condizione di povertà estrema».
L'assessore sottolinea che «in vista del prossimo calo delle temperature, sono stati istituiti dal Comune, in collaborazione con la Prefettura, ulteriori 12 posti letto, oltre ai 25 esistenti, nella struttura di accoglienza di Masseria Ghermi, di proprietà comunale e gestita dalla Croce Rossa, che offre la possibilità di pernottare al caldo, utilizzare servizi igienici e docce e il servizio di prima colazione, oltre al trasporto da e per il centro cittadino».
IL VESCOVO SECCIA: «REGO CONTRO L'INDIFFERENZA»
«Questa volta il mio invito non è per le istituzioni che qui a Lecce, ad ogni livello, non ho mai trovato disattente o insensibili alle necessità dei poveri. Il mio appello è contro l’indifferenza e contro quelle intollerabili forme di discriminazione che purtroppo strisciano sottotraccia in alcune fasce della nostra città e per le quali i poveri sono un fastidio, sono soggetti da scartare, e non invece persone da accogliere e da amare».
Così monsignor Michele Seccia, dopo la morte del clochard. «Non appena il cappellano del Fazzi, il caro don Gianni, mi comunicherà la disponibilità dell’autorità sanitaria - sottolinea mons. Seccia - andrò a far visita alla salma del povero giovane. Pregherò per lui ma anche per tutti i poveri della nostra città, soprattutto per quelli invisibili, per quelli che provano vergogna a tendere la mano. Ma pregherò anche per i cuori induriti affinché possano lasciarci sedurre dal grido di aiuto che proviene da chi è nel bisogno».
«Non oso immaginare come il giovane deceduto abbia vissuto gli ultimi istanti della sua esistenza: da solo, al buio, al gelo - aggiunge l’arcivescovo - non è commiserazione la mia, ma è denuncia di una sconfortante impotenza, è tristezza, è drammatica incapacità di forze e di risorse, è l’angosciosa constatazione che il bene, forse, non sarà mai sufficiente».