Il caso

La camorra negli appalti pugliesi, arrestati ex assessore comunale di Lecce ed ex consigliere comunale di Bari. Il gip di Napoli: favorirono clan Moccia

Massimiliano Scagliarini

Ai domiciliari Pasquale Finocchio, ex vicepresidente del Consiglio comunale di Bari, e Andrea Guido, attuale consigliere di opposizione a Lecce

Le mani del clan Moccia sarebbero arrivate fino in Puglia, grazie all’intervento più o meno consapevole di esponenti della politica locale. Ci sono infatti anche un ex assessore comunale di Lecce, Andrea Guido, attuale consigliere di opposizione, e un ex consigliere comunale di Bari, Pasquale Finocchio, tra le 57 persone arrestate stamattina dai carabinieri del Ros, al termine di indagini coordinate dalla Procura di Napoli: 36 persone in carcere, 16 ai domiciliari e 5 divieti temporanei di esercitare attività d'impresa per una ordinanza firmata dal gip Maria Luisa Miranda in cui si contestano, a vario titolo, le accuse di associazione mafiosa, estorsione, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, autoriciclaggio, fittizia intestazione di beni, corruzione, porto e detenzione illegale di armi da fuoco, ricettazione, favoreggiamento, reati aggravati dalla finalità di agevolare il clan Moccia. Contestualmente il Gico della Guardia di finanza ha notificato altri due divieti temporanei di esercitare attività d'impresa e sequestrato, d'urgenza, beni mobili, immobili e quote societarie per un valore complessivo pari a 150 milioni di euro.

Le misure per i due ex esponenti politici pugliesi riguardano ipotesi collegate ad appalti in favore di personaggi riconducibili al sistema economico sommerso che - secondo la Procura di Napoli - sarebbe riconducibile al clan Moccia. Finocchio, finito ai domiciliari, è accusato di concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso (ipotesi riqualificata dal gip in traffico di influenze con l'aggravante di aver favorito un clan) in relazione a un episodio del 2017. All’ex consigliere comunale viene contestato di essersi adoperato, attraverso un 54enne barese, Roberto Falco (indagato), ritenuto vicino al clan Parisi, per agevolare “l’espansione imprenditoriale in territorio pugliese dell’azienda Soloil Italia”, attiva nel servizio di raccolta degli olii vegetali esausti, riconducibile a Francesco Di Sarno, imprenditore campano ritenuto “espressione imprenditoriale del clan Moccia”. Finocchio si sarebbe occupato “di rimuovere anche illegittimamente tutti gli eventuali ostacoli burocratici che si frapponevano al raggiungimento degli interessi economici delle società gestite dal clan, tra l’altro facilitando il rilascio dell’Aua (Autorizzazione unica ambientale) da parte della Città metropolitana di Bari e da parte del Comune di Modugno e garantendo l’assenza di controlli amministrativi che avrebbero potuto danneggiare gli interessi del sodalizio afragolese”. A Finocchio è poi contestato di aver fatto “pressioni su esponenti politici locali (come il sindaco del Comune di Casarano, in provincia di Lecce) ovvero talvolta proponendo e talaltra imponendo, sempre con metodo mafioso, l’azienda del Di Sarno presso terze società”. Nonostante Finocchio non sieda più in Consiglio comunale, il gip ha riconosciuto il pericolo di reiterazione del reato perché l’esponente di centrodestra si è comunque ricandidato presentandosi anche alle ultime elezioni regionali. «Finocchio - dice il suo avvocato, Roberto Eustachio Sisto - renderà puntuale interrogatorio, chiarendo con la massima serenità tutti i fatti e così dimostrando la propria totale estraneità». 

Ai domiciliari è finito anche un 56enne salentino, Giuseppe D'Elia, imprenditore di Novoli, per concorso in corruzione aggravata dal metodo mafioso in concorso (tra gli altri) con Guido. A D'Elia è contestato poi di essere stato complice di Falco e Finocchio per essersi messo "a disposizione" del clan Moccia per "favorire in ogni modo l’espansione imprenditoriale in territorio pugliese" della Soloil, di cui avrebbe agevolato "ì rapporti con esponenti politici locali", a partire da Guido fino ad "altri esponenti polìtici leccesi (in particolare dei Comuni di Maglie e dì Casarano)", e "favorendo i rapporti tra le imprese del clan e imprenditori locali attivi nel settore della raccolta e smaltimento dei rifiuti" con l'obiettivo di "favorire l’inserimento delle aziende del Di Sarno, braccio economico del clan Moccia, nel servizio di raccolta olii esausti in diversi territori comunali delle province pugliesi".

Anche Guido, consigliere comunale di opposizione di Lecce ed ex assessore all'Ambiente della giunta Perrone, è finito agli arresti domiciliari per corruzione aggravata dall’aver favorito un clan mafioso per aver accettato denaro dalla stessa impresa. “Per l’esercizio delle sue funzioni e dei suoi poteri - è detto nel capo di imputazione - indebitamente riceveva la somma in contanti di € 2.500,00 (quale anticipo di una somma concordata pari a € 5.000,00) da Salierno Mario, D'Elia Giuseppe e Di Sarno Francesco al fine di far acquisire alle imprese di quest'ultimo (braccio economico del clan Moccia e uomo di fiducia di Moccia Antonio, che si avvaleva della collaborazione e dell 'intermediazione di Salierno e D'Elia nella gestione delle aziende) l'affidamento del servizio di raccolta dell’olio di origine alimentare esausto nella città di Lecce e negli altri Comuni rientranti nel Consorzio dell’ARO 1/Le, escludendo la Ilsappower Oil srl di Martena Gianfranco che in collaborazione con la Monteco srl gestiva in precedenza la raccolta dell'olio presso l’isola ecologica della città di Lecce, e nella comune consapevolezza e volontà di agevolare l’affermazione degli interessi economici e del potere economico-criminale del clan Moccia in Puglia".
L'indagine - è detto in una nota della Procura di Napoli - ha consentito di acquisire gravi indizi circa l'esistenza e l'operatività dell'organizzazione mafiosa, della quale sono ritenuti i capi i fratelli Moccia, Angelo, Luigi e Antonio, e il cognato Filippo Iazzetta, i quali, nonostante fossero in detenzione, e Angelo e Luigi si fossero da tempo trasferiti a Roma, avrebbero veicolato ordini agli affiliati.

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