Rete e pericoli

Minori adescati via PlayStation: in cinque indagati dalla Procura nel Salento

Linda Cappello

La denuncia era stata presentata a Gallipoli dalla mamma di un bambino di 10 anni

Adescamenti di minori via PlayStation. È una delle tante “perversioni” dell’utilizzo della rete da parte di giovani e giovanissimi, venuta a galla grazie ad un’indagine condotta dalla Procura dei minorenni.
Sul registro degli indagati sono finiti quattro ragazzi, di età compresa fra i 15 ed i 16 anni, ed un 20enne.
I reati contestati a vario titolo sono quelli di pornografia minorile, detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico aggravate.

L’inchiesta, coordinata dal procuratore capo Simona Filoni, viene avviata nell’estate del 2020, in seguito alla denuncia presentata dai genitori di un bambino di dieci anni, residenti nel sud Salento.
La coppia racconta di aver visto casualmente sul cellulare del figlio immagini dal contenuto pedopornografico, su un gruppo WhatsApp creato da altri ragazzi di diverse parti d’Italia per condividere materiale riguardante i giochi della Playstation. In particolare, qualche mese addietro il ragazzino aveva ricevuto un messaggio da un numero sconosciuto: «Sono un hacker, sono alle tue spalle, non ti girare altrimenti ti sparo». Ma nessuno dei tre aveva dato particolare importanza a quanto accaduto, pensando che si trattasse solo di una frase collegata al videogioco.

Le foto successivamente inviate sulla chat, però, turbano profondamente il bambino: immagini sfondo sessuale che ritraggono anche neonati e persone affette da sindrome di Down. E un altro messaggio dal contenuto inquietante: «hai pochi secondi per suicidarti, oppure ti sparerò un missile».
Vengono poi convocati in commissariato anche i genitori un compagno di classe del bambino, anche lui inconsapevolmente finito nella chat. Arriva la seconda denuncia. Così gli investigatori riescono a risalire all’identità dei componenti della chat, denominata «Cod» ( altri due gruppi erano denominati «Cosimo» e «Ano»), e ricostruire il modus operandi.

Determinante, ai fini del buon esito delle indagini, è stata la collaborazione delle famiglie dei minori coinvolti e gli accertamenti tecnici di natura informatica effettuati sui telefoni cellulari dei ragazzini, eseguiti dall’ingegnere informatico Silverio Greco, nominato dalla Procura. Le vittime identificate, tutte di sesso maschile, all’epoca dei fatti avevano un’età compresa fra i dieci e i 14 anni.
Gli indagati sono stati interrogati nelle rispettive zone di residenza: uno di loro ha poi di collaborare con gli inquirenti e ha confessato senza remore, permettendo così di cristallizzare il quadro probatorio così come già emerso.
Conclusa l’attività di indagine, sono state coinvolte le rispettive Procure territorialmente competenti: Bari, Potenza e Bologna.

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