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La morte di Tommaso Fiore: il cordoglio in Italia e in Puglia
Il 6 giugno 1973 «La Gazzetta del Mezzogiorno» rende omaggio al professore di Altamura scomparso due giorni prima a 89 anni
«La Puglia, il Sud ricordano Tommaso Fiore»: il 6 giugno 1973 «La Gazzetta del Mezzogiorno» rende omaggio al professore di Altamura scomparso due giorni prima a 89 anni. «L’alunno di Pascoli, il critico di Virgilio, il compagno di battaglie di Salvemini, il maestro di tre generazioni di antifascisti pugliesi ha chiuso serenamente la sua lunga, laboriosissima giornata terrena».
La seconda pagina del quotidiano è quasi interamente occupata dai necrologi per don Tommaso, sulle altre colonne è ricordata nei dettagli la sua «vita esemplare»: le lotte per la terra ai contadini, la collaborazione con Gobetti, Rosselli e Dorso, gli studi su Virgilio, Sainte Beuve, Tommaso Moro ed Erasmo da Rotterdam, la guida tenace dell’antifascismo in Puglia. Tommaso Pedio così conclude il suo pezzo sul Maestro: «Uomo politico e storico del Mezzogiorno, Fiore ci ha insegnato che il problema del nostro paese è principalmente un problema di giustizia morale. Per vincere i nostri mali non basta promuovere solo lo sviluppo economico delle regioni meridionali, ma occorre anche, e soprattutto, modificare il costume, liberare le coscienze, trasformare il cafone in uomo e in cittadino che sappia conquistare e difendere con dignità il proprio avvenire». Anche il romanziere Giuseppe Cassieri condivide con i lettori della «Gazzetta» la sua testimonianza: si erano conosciuti solo nel 1952, dopo la pubblicazione di Un popolo di formiche, la raccolta delle inchieste degli anni Venti, che gli valse il premio Viareggio.
Racconta Cassieri dei loro incontri sul Gargano: «Al mattino prestissimo ci mettevamo in cammino usando dei mezzi più disparati per Peschici, Vieste, Carpino, Cagnano, Apricena, rivelando egli a me, che pure ero dei luoghi, condizioni umane sconosciute, volti di miracolosa innocenza e volti di sconfinata mestizia. Restavo lì incantato a sentirlo discorrere con pescatori, contadini, pastori, uomini donne e ragazzi e notare con quale calda semplicità sapesse stabilire un dialogo, entrare nel cuore di quella gente minuta, indurla a riflettere sulla concretezza dei problemi, sulla “politica delle cose” che tante volte avremmo sentito ripetere».
Sulla «Gazzetta» del giorno seguente compaiono le testimonianze di Elio Filippo Accrocca, Nanni Masi, Francesco De Martino, Leo Valiani. Maria Fida Moro, dalla redazione romana, raccoglie le voci di uomini della cultura e della politica, tra cui Guido Calogero, Manlio Rossi Doria, Aldo Moro, Domenico Rea. «Tommaso Fiore significa l’antifascismo militante a Bari, in Puglia. I latinisti diranno del suo contributo alla letteratura romana, i critici diranno dei suoi saggi e dei reportages, ai baresi basterà dire: Tommaso Fiore l’antifascista» commenta l’editore Vito Laterza. «Il contatto con la gente semplice, gli amici, i compagni di partito, gli allievi vecchi e nuovi, i braccianti della Murgia erano quelli che prediligeva. E ieri, questo contatto si è rinnovato, per l’ultimo appuntamento della sua vita terrena, assumendo le dimensioni di un grande commosso tributo d’affetto, di stima di riconoscenza per la sua opera e per la sua alta testimonianza umana, ad essa indissolubilmente legata»: così inizia la cronaca della commemorazione tenutasi a Bari.
Una grande folla è accorsa da tutta la Puglia, e non solo, per rendere omaggio al prof. Fiore: un corteo composto da intellettuali, operai, contadini, sindacalisti, ma soprattutto da giovani è partito da via Quintino Sella ed è arrivato al porticato del teatro Piccinni. Fra tanti, i primi a porgergli l’estremo saluto sono stati Giuseppe Bartolo, Francesco Liuni, Fabrizio Canfora, i vecchi amici dell’antifascismo militante, Rino Formica, Tommaso Sicolo, Mario Dilio, il sindaco Vernola, Carlo Muscetta, Manlio Rossi Doria. La bara è stata portata a spalla dalla guardia d’onore della Federazione giovanile comunista: al seguito le bandiere dell’Anpi, dei Combattenti e Reduci, i sindaci di Bari e Altamura, i figli Enzo, Vittore, Franca, Melisenda e Teresa, i nipoti. Sua moglie Maria è rimasta a casa, affranta.
Ha concluso la commemorazione l’autrice Rina Durante: «Finchè l’ultimo cafone meridionale non sarà tornato a lavorare nella sua terra, il nostro impegno di scrittori non potrà mai avere fine. È questo il tuo insegnamento, è questa la tua consegna».