ACCADDE OGGI
Colpo di cannone alle 12? No, basta!
Sulle pagine del 28 marzo 1922 la questione relativa allo sparo di mezzogiorno dal molo Sant’Antonio. La polemica scaturiva dalle insinuazioni sul possibile pericolo per i palazzi
Il Corriere delle Puglie del 28 marzo 1922 si apre con aggiornamenti sulla Conferenza Orientale. Si è svolta a Parigi, infatti, una riunione dei ministri degli Affari Esteri di Francia, Gran Bretagna e Italia per discutere della situazione geopolitica ad est, in seguito al conflitto imperversato tra Grecia e Turchia. I tre Paesi hanno formulato, pertanto, una proposta di armistizio per le due potenze in guerra. Il punto saliente sarebbe il ritorno della sovranità turca in Anatolia e la restituzione di Costantinopoli al controllo del sultano. Con la disfatta dell’impero ottomano nella Prima guerra mondiale, le potenze dell’Intesa avevano, infatti, posto Istanbul sotto la propria tutela, occupando alcune parti di territorio propriamente turco. Dopo l'occupazione greca di Smirne, Mustafà Kemal, il futuro Atatürk, aveva dato inizio ad una strenua lotta per l’indipendenza. Ne era scaturito un aspro conflitto con i vicini greci, che saranno definitivamente sconfitti in Anatolia nel settembre 1922. Il 29 ottobre 1923, soppresso il sultanato, sarà proclamata la Repubblica di Turchia.
CANNONE O SIRENA? Bari: a rischio l’antica tradizione del colpo di cannone sparato a mezzogiorno dal molo Sant’Antonio. Il Corriere delle Puglie ospita nelle pagine interne la polemica scaturita dalle insinuazioni che l’usanza causerebbe non solo profondo turbamento in alcuni, ma addirittura il crollo di edifici e palazzi. «Quel colpo di cannone per Bari rappresentava come l’emblema di una grande e civilissima città, alla pari può dirsi della Capitale», argomenta un lettore. Se un colpo di cannone da 75 mm provoca questi danni, egli continua, che dire allora dei razzi pirotecnici delle feste patronali che fanno tremare invece l’intero sottosuolo? Se poi le case risentono di un tale scoppio, non sarà forse da imputare la causa ai vecchi costruttori e decidere una buona volta di abbatterle? A un compromesso forse si può arrivare. Ad annunciare il mezzogiorno potrebbe essere una sirena dall’alto del Palazzo comunale: questa è la proposta del Corriere. Il cannone, in effetti, ricorda troppo la guerra appena trascorsa: «Forse qualcheduna delle nostre donne sobbalza ancora al suo rombo, per il ricordo certo non del tutto sopito di un’angoscia passata». Come se la città fosse una grande officina, in cui la sirena annuncia la ripresa dell’opera e il riposo, «celebriamo così la pace e santifichiamo il lavoro!», conclude il cronista.