Sabato 06 Settembre 2025 | 02:12

Gasparri: «Al Governo manca un po’ la genialità di Pinuccio Tatarella»

 
Michele De Feudis

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Michele De Feudis

Gasparri: «Al Governo ci vorrebbe la genialità di Pinuccio»

Le parole del capogruppo di Forza Italia al Senato, ricorda Tatarella a 25 anni dalla morte

Mercoledì 07 Febbraio 2024, 08:08

21:22

Visioni, orizzonti di alleanze, riforme, giornali e riviste ma soprattutto una storia (anche di amicizia): a venticinque anni dalla morte a Torino, Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, ricorda Giuseppe Tatarella, primo vice presidente del Consiglio eletto nelle liste del Msi-An.

Gasparri, la più attuale delle lezioni di Tatarella nel contesto politico dei nostri giorni?

«Tante intuizioni erano lungimiranti: su tutte la sensibilità per la democrazia diretta che trova ora una nuova manifestazione nella discussione con il premierato».

Aveva una rivista, «Repubblica presidenziale» che tracciò la linea del riformismo della destra….

«Guardava lontano. Non a caso aveva proposto l’approdo della destra nel Ppe, lo è stato con l’articolo sulle "due rive”, su “Destra Politica” nel dicembre 1986, descriveva il centro come una zattera, che doveva necessariamente approdare o a destra o a sinistra».

Da qui l’idea del centrodestra come casa di tutti gli italiani non progressisti…

«Parlava di centrodestra quando nel Msi si discuteva di andare oltre le vecchie categorie. Era avveniristico. Aveva un logica inclusiva, di apertura, che univa cattolici, liberali e missini dell’epoca, teoria che ha precorso anche l’ingresso di Berlusconi nel 1994. Guardava ai socialdemocratici e i repubblicani. Era amico dell’onorevole Gaetano Gorgoni del Pri, aveva una visione ampia, senza steccati, dello schieramento alternativo alla sinistra, fino ai laici e ai moderati…».

Il suo ruolo nell’evoluzione del Msi?

«È sempre stato un uomo di cultura di governo, responsabile degli Enti locali. La prima ondata dei sindaci della Fiamma nel 1993 vide tra le città simbolo di questa avanzata proprio Cerignola, con Salvatore Tatarella: fu una vittoria del tatarellismo. Aveva dedicato un convegno proprio a Giuseppe Di Vittorio qualche mese prima. Aveva una straordinaria curiosità culturale»...

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