C'è chi riesce ad andar prima, chi ci andrà tra poco e chi spera di andarci. Non è un atollo nell'Oceano Pacifico ma la tanto ricercata pensione ormai diventata un obiettivo o un miraggio, secondo l'età. Più si «ringiovanisce» rispetto all'età pensionabile, più si assottigliano le speranze per una vecchiaia tranquilla. Il tema pensioni, che da una vita appassiona tutti i governi che hanno messo mano alla riforma ogni anno nell'ultimo trentennio, è tornato di attualità in questi giorni con le cosiddette pensioni dei giovani. Non è una nuova forma di congedo dal lavoro, ma la rappresentazione di un problema che è attuale: riguarda i 40enni di oggi che tra 25 anni dovranno fare i conti con un sistema previdenziale fragile probabilmente non in grado di garantire una retribuzione minima. La spesa pensionistica annua sfiora i 300 miliardi di euro (15,6% del pil) con una proiezione al rialzo nei prossimi anni. L'ultimo decennio di recessione ha inferto un duro colpo al sistema previdenza ed è per questo che serve intervenire per garantirne la tenuta.
Per andare in pensione oggi, le alternative sono due secondo i parametri in vigore fino al 2026: vecchiaia (all'età di 67 anni) o anticipata (42 anno e 10 mesi per gli uomini, un anno in meno per le donne). A quest'ultima modalità sono agganciate una serie di opzioni, rappresentate nel grafico in questa pagina, messe in atto dai vari governi: dalla quota 101, 102 o 103 di quest'anno (62 anni di età e 41 di contributi) con la proroga delle prime due, all'opzione donna più «rigida», all'Ape sociale, per finire al cosiddetto «incentivo posticipo» che prevede il versamento dei contributi nella busta paga del dipendente che preferisce restare al lavoro.
A fine anno, per quanto riguarda quota 102 ad esempio, erano stati previsti circa 17mila esodi: di domande ne sono state presentate 12mila 600, di cui 10mila accolte, un numero inferiore alle aspettative e quindi la possibilità di proroga per quest'anno. Per quota 103, la stima è di 41mila pensionamenti quest'anno che scenderebbero a poco meno di 30mila nell'anno 2024. Diversa la situazione per Opzione Donna che registra 85mila accessi dalla sua istituzione dal 2004 e quest'anno stima poco meno di 3mila unità visti i vincoli stringenti. In Puglia, l'anno scorso le nuove pensioni sono state 53.851, di cui poco più di 13mila anticipate.
E veniamo ai giovani. I 40enni lavoratori di oggi sono i figli della riforma Dini, quella che dal 1996 ha posto fine al trattamento retributivo ed ha agganciato la pensione ai contributi versati. Il sistema retributivo, col quale sono state liquidate le vecchie pensioni, prevedeva l’«integrazione al minimo: in pratica, per coloro che avevano un montante leggero interveniva lo Stato integrando ap l’importo della pensione fino a un livello minimo (che l'ultima manovra ha aumentato a 572 euro euro al mese, 600 per gli over 75). Nel sistema contributivo l’integrazione non c’è più e il lavoratore prenderà esattamente quanto maturato. Quindi, chi avrà fatto una carriera discontinua con molti periodi di precariato rischia di maturare pensioni irrisorie. I 40enni di oggi, sono vittime di un periodo segnato da precariato e assenza di certezze lavorative. Tradotto: questi «giovani» rischiano di ritrovarsi un trattamento al di sotto del tetto minimo.
La proiezione l'ha fatta la Corte dei Conti, nel Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica del 2023, utilizzando una simulazione fatta dall'Inps su un campione di 1.700 posizioni assicurative di 40enni (al 31 dicembre 2020), rappresentativo di una platea di poco più di 800mila soggetti. Quei fortunati che hanno iniziato a lavorare prima del 1995 si ritroveranno una pensione calcolata con il sistema misto (retributivo e contributivo), chi lo ha fatto dopo, deve fare solo i conti con i contributi versati. Isolando quest'ultimo campione, i 40enni rappresentano una platea complessiva di circa 486mila unità e su una fetta del 40% si riscontra una retribuzione lorda inferiore ai 20mila euro, reddito che interessa in realtàappena un giovane su 5. Tradotto: per una prospettiva futura più tranquilla servirà garantire retribuzioni eque e in linea perchè sulla base dei dati attuali i «privilegiati» restano i lavoratori del comparto Forze armate o sanitario che presentano un “montante” (contributi accumulati) più alto rispetto a quello delle altre categorie.
Il Governo intende mettere sul piatto una soluzione - anche se il recente incontro con l'Osservatorio si è tradotto in un nulla di fatto - cercando di avviare un percorso che consenta alle giovani generazioni di poter contare su una pensione che soddisfi una vita di sacrifici sul posto di lavoro. La simulazione Inps (e Corte dei Conti )ha acceso un alert che si somma anche ai dati Covip sulla previdenza complementare, una delle leve – insieme a quello del riscatto della laurea - su cui si intende puntare nel prossimo futuro.