Giustizia
«Più giudici contro i processi-lumaca». Il monito del presidente Curzio: «Dannosi i continui cambi di regole»
Il numero uno della Corte di Cassazione ha riconosciuto gli interventi per garantire maggiori risorse finanziarie agli uffici
«Per una buona giustizia ci vogliono tre cose: buone regole, risorse finanziarie e risorse umane». Il presidente della Corte di Cassazione, Pietro Curzio, indica nella carenza dei magistrati il problema principale della giustizia italiana, visto che in parte le risorse economiche sono arrivate.
Curzio ha parlato partecipando al convegno «Verso una nuova giustizia» al Salone della Giustizia, che si è aperto ieri a Roma. E le sue parole sono seguite a quelle del nuovo ministro della Giustizia Carlo Nordio, che all’uscita dal Quirinale dopo il giuramento aveva messo l’accento sul problema della giustizia-lumaca: «I ritardi nei processi ci costano il 2% del Pil», ha affermato, indicando nella depenalizzazione la strada maestra per velocizzare i processi. «Bisogna semplificare le procedure - la soluzione del ministro - individuare bene le competenze, eseguire quei programmi che sono compatibili con le risorse che abbiamo. La velocizzazione avviene con la depenalizzazione: attraverso una riduzione dei reati. Quindi va eliminato il pregiudizio che la sicurezza o la buona amministrazione siano tutelate dalle leggi penali».
Il presidente della Cassazione ieri ha ammesso: «Negli ultimi tempi abbiamo avuto risorse, dopo che per anni sono mancate. E dopo il blocco delle assunzioni, abbiamo avuto in parte delle risorse umane: assistenti, cancellieri, addetti all’ufficio per il processo. E questo - ha rilevato Curzio - è un fatto positivo perché senza la giustizia non avanti».
L’ostacolo principale per arrivare a una vera svolta rimane il solito. «C’è un problema serio perché mancano i giudici: sono stati fatti dei concorsi, ma l’ultimo concorso era per 310 posti di magistrato ed è stato superato solo da 209 candidati. C’è un problema di raccordo con l’università evidente».
Poi la questione delle regole, che devono essere valide e certe, poiché i ripetuti cambiamenti non fanno che produrre ulteriori inceppamenti nella macchina della giustizia.
«Devono esservi delle buone regole - ha sottolineato il presidente Curzio - ma cambiarle in continuazione crea dei problemi, perché la cosa più complicata è dare loro attuazione. Abbiamo avuto una riforma del codice di procedura civile e di quello di procedura penale molto impegnative, sul piano legislativo la cosa è stata completata, adesso il grosso lavoro è dare attuazione». Curzio ha anche espresso «un po’ di preoccupazione, perché se mentre cominciamo ad applicare delle regole nuove, queste vengono modificate si crea una confusione difficilmente gestibile».
Pietro Curzio, è nato il 5 marzo 1953, a Bari, dove ha studiato nella facoltà di Giurisprudenza. Allievo di grandi giuristi ed egli stesso profondo studioso di diritto, è entrato in magistratura nel 1978. Il 15 luglio 2020 è stato nominato Primo presidente della Corte di cassazione.