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«Non ci furono pressioni indebite», la Procura di Bari chiede archiviazione per Campanelli, Sannicandro e Stea

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

«Non ci furono pressioni indebite», la Procura di Bari chiede archiviazione per Campanelli, Sannicandro e Stea

I pm: nessun riscontro alla denuncia dei tecnici della Arevà cui la Regione aveva revocato un appalto

Giovedì 20 Ottobre 2022, 09:56

Non c’è alcuna prova della presunta richiesta di denaro avanzata dall’avvocato Salvatore Campanelli nella sua veste di consulente dell’agenzia regionale Asset, né tantomeno Campanelli, il direttore generale Elio Sannicandro e l’assessore regionale Gianni Stea avrebbero mai tentato di indurre i progettisti di una società che la Regione aveva già sanzionato a ritirare una denuncia in cambio di «benevolenza». È per questo che i pm baresi Claudio Pinto e Savina Toscani hanno chiesto l’archiviazione delle accuse formulate a vario titolo di concorso in tentata induzione indebita, tentata violenza privata, falso e soppressione di atti (quest’ultima a carico di un funzionario della Regione) nate dall’esposto presentato il 26 marzo 2019 da Francesco Trisolini e Rossella Latorre, due tecnici della Arevà Ingegneria, società di Noci che ha lavorato su alcuni progetti di mitigazione del rischio idrogeologico gestiti dall’Asset: nel 2018 uno di questi incarichi è stato rescisso per gravi irregolarità, con denuncia penale e segnalazione all’Anticorruzione.

I pm hanno valorizzato le dichiarazioni e le memorie depositate dagli indagati dopo la chiusura delle indagini, ma anche gli esiti degli approfondimenti della Finanza. E dunque la circostanza secondo cui Campanelli (difeso dall’avv. Donato Colucci) e Sannicandro (avvocato Michele Laforgia) avrebbero chiesto di «consegnare una somma di denaro» a sostegno della candidatura dell’avvocato e della sorella di Sannicandro al consiglio comunale di Bari non è stata riscontrata. «Entrambi gli indagati - scrivono i pm nella richiesta di archiviazione riferendosi alla presunta richiesta - dichiarano che l’incontro del 1° marzo 2019 non c’è mai stato e forniscono degli elementi per sostenere quanto da loro dichiarato». Sannicandro ha infatti documentato i suoi orari di lavoro di quel giorno: «Sostiene che lui è solito incontrare le parti in contesti ufficiali/formali previa convocazione e che l’unico incontro ufficiale con l’Areva è stato il 14 maggio 2018 ed il giorno stesso è stata inviata nota sull’incontro avvenuto il giorno prima». Campanelli ha invece evidenziato «una serie di incongruenze nel fatto denunciato», dichiarando che quel giorno «non era in Regione e non poteva esserci» perché nella stessa data aveva un volo per Roma con tutta la famiglia («che documenta»), in orari incompatibili.

In questo quadro le parole dei denuncianti non sono sufficienti - secondo l’accusa - proprio perché la rescissione del contratto è indice di «conflittualità» con i denuncianti che dunque non sono stati ritenuti credibili. Allo stesso modo, la Procura ritiene che la presunta richiesta di ritirare le denunce sia nata da «un fraintendimento» da parte dei denuncianti. Anche questa accusa è nata dalle dichiarazioni dei due denuncianti e dalle conferme date dal titolare dell’azienda «che apprende il fatto dal Trisolini». Tuttavia, notano i pm, «anche in questo caso non vi è cenno nelle intercettazioni telefoniche e non vi sono registrazioni effettuate dalla persona offesa» circa la presunta richiesta illecita di ritirare la denuncia, ma «il deposito della nomina e la copia atti» relativa alle accuse mosse a Sgaramella dopo la denuncia della Areva, dice la Procura, è «successiva all’incontro».

«Gli indagati - scrivono i pm - hanno negato la natura induttiva ed indebita delle frasi riferite nel corso dell’incontro ed hanno fornito una chiave di lettura differente del contenuto della registrazione nel senso di disponibilità ad un confronto per trovare una soluzione ragionevole e rispettosa della legge e degli interessi della collettività». Campanelli ha infatti spiegato che il suo unico obiettivo era arrivare alla restituzione dei 100mila euro che la Regione aveva pagato illegittimamente all’appaltatore «sulla base dell’erronea attestazione della direzione lavori», cioè della Arevà (che per questo aveva subito la rescissione contrattuale), «senza comunque negare a quest’ultima il compenso eventualmente spettante per la parte di incarico eseguita in buona fede». Sannicandro ha spiegato «che era contrario all’incontro, che non sapeva neanche che era stato fissato, che Campanelli non ci doveva andare e che se ci è andato lo ha fatto per rispetto nei confronti del politico Stea che aveva più volte chiesto l’incontro» e ha comunque difeso l’avvocato suo consulente («Non aveva interesse, prendeva tempo, dava risposte così per non dispiacere l’assessore, più volte diceva “dobbiamo sentire l’avvocatura”»). L’assessore Stea, a sua volta, ha dichiarato «di aver organizzato l’incontro su sollecitazione del fratello di Conforti Gianmario al quale era legato da rapporti di vicinanza politica e che durante l’incontro non aveva seguito la discussione tecnica, avendo fatto altro contemporaneamente, essendosi limitato ad intervenire invitando i presenti a trovare una soluzione, perché voleva che si sbrigassero a lasciare il suo ufficio».

«Ho sempre detto - commenta l’assessore regionale Stea - che in questa storia non c’entravo assolutamente nulla». «Per una persona di legge - dice Campanelli - la fiducia nell’operato della magistratura è incrollabile. Il mio interesse è sempre stato solo quello di tutelare l’amministrazione, e le indagini hanno consentito di dimostrarlo chiaramente».

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