BARI - La liquidazione dei lavori ottenuti dalla Protezione civile per importi superiori a quelli stabiliti in sede di appalto si spiegherebbe con le «richieste verbali» che l’ex dirigente regionale Mario Lerario, il funzionario Antonio Mercurio e il direttore generale dell’agenzia Asset, Elio Sannicandro (totalmente estraneo a questa indagine), avrebbero fatto a Donato Mottola, l’imprenditore di Noci arrestato a dicembre per le tangenti a Lerario e rinviato a giudizio ieri dal gup Giuseppe Battista. Ma questa giustificazione, fornita da Mottola nel corso di un interrogatorio tenuto il 18 luglio davanti alla Finanza, non è sufficiente a mutare il quadro indiziario: né tantomeno le «confessioni» dell’imprenditore, che potrebbero astrattamente far aprire nuovi filoni di inchiesta, non scalfiscono gli indizi che giustificano gli arresti domiciliari.
Mottola è accusato di concorso in corruzione propria per una tangente da 20mila euro pagata - secondo la Procura di Bari...