Economia & Covid

Gli effetti del lockdown: mercati extra Ue «addio»

Marisa Ingrosso

La Puglia registra un -6,9% nelle esportazioni e la Basilicata -37,4% (solo con gli Usa si arriva al -45,4%)

Aziende soprattutto piccole e, quindi, con meno mezzi/capacità per fronteggiare una crisi e specializzate nei settori bombardati dalla crisi e cioè comparto industriale del tessile e abbigliamento, colpito dal crollo della domanda interna ed estera, attività legate al turismo, il commercio e ristorazione e le attività culturali e sportive, colpite da provvedimenti amministrativi e regole di distanziamento sociale, è questo l’«identikit» dell’Istat delle aree maggiormente aggredite dal biennio pandemico. E siccome più le regioni sono specializzate nei settori indicati e più hanno patito, la buona notizia per Puglia e Basilicata è che la – per altri versi vituperata - despecializzazione economica le ha, per così dire, protette.

FORZA Solo la Puglia e solo nel Commercio e Ristorazione e nel Tessile (divisioni Ateco2007: 13 - industrie tessili; 14 - confezione di articoli di abbigliamento, confezione di articoli in pelle e pelliccia; 15 - fabbricazione di articoli in pelle e simili), presenta quella che l’Istat definisce una «specializzazione di alta intensità». Dove – spiega l’Istituto nazionale di statistica – il «quoziente di localizzazione rappresenta un “rapporto di rapporti” che permette di confrontare la quota di ogni settore di attività (qui espressa in termini di addetti) sul totale delle attività economiche di un dato territorio (regione, in questo caso) con la stessa quota di una data area di riferimento (Italia, in questo caso). Quanto più il quoziente di un settore supera l’unità, tanto più alta è la “specializzazione” di quel dato territorio».

Praticamente, il biennio Covid ha stravolto i paradigmi degli anni “normali” e a Puglia e Basilicata ha fatto da scudo il non avere una «macchina» del Turismo coordinata e oliata come quella di Toscana, Lazio, Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta, non avere il Tessile di Marche, Toscana e Veneto, non avere il Commercio e Ristorazione di Calabria e Sicilia e, infine, non avere le Attività culturali e sportive di Lazio, Liguria e Valle d’Aosta.

DEBOLEZZA Il nanismo diffuso delle imprese apulo-lucane e una vocazione all’export ancora non strutturata (e infrastrutturata) a dovere hanno nuociuto gravemente, con varie “gradazioni” di danno. Per esempio, la Puglia è tra le regioni d’Italia più ricche di piccole imprese, assieme a Sicilia, Calabria e Sardegna; è tra quelle a più bassa produttività del lavoro (con le precitate regioni cui si somma la Campania); è tra le meno attrezzate per i mercati esteri (con Campania, Calabria e Sicilia) e, infine, ha la minore quota di addetti nei settori high tech (con Calabria, Sicilia e Sardegna), cioè i settori che meglio hanno sopportato le bordate pandemiche.

Secondo il “Rapporto sulla competitività dei settori produttivi. Anno 2021”, proprio questa dimensione economica “frastagliata” della Puglia, con imprese più/meno esposte ai danni pandemici, indica una netta divaricazione di situazioni che potrebbe condizionare le misure di stimolo alla crescita e le modalità di ripresa territoriale. Passando quindi ad un’analisi più fine e considerando una serie di fattori territoriali, Istat rileva che le aree a più alto rischio di impatto economico indotto dalla pandemia sono alcune municipalità garganiche, della Bat e Tarantine e alcune aree interne lucane, oltre alle aree litoranee più turistiche di San Giovanni Rotondo, Fasano, Ostuni, Gallipoli in Puglia, a Maratea e Policoro in Basilicata.

Export Nel 2021, rispetto all’anno precedente, l’export nazionale riparte mentre Puglia e Basilicata restano al palo.
Le ultime rilevazioni Istat mostrano una crescita molto sostenuta a livello Paese (+18,2%), soprattutto per le Isole (+46,4%), il Nord-ovest (+19,2%) e il Nord-est (+18,0%), più contenuto per il Centro (+15,3%) e, soprattutto, per il Sud (+6,6%).
Nel complesso del 2021, tutte le regioni italiane, a eccezione della Basilicata (-14,7%), registrano incrementi dell’export: i più marcati per Sardegna (+63,4%) e Sicilia (+38,8%), i più contenuti per Puglia (+4,9%) e Abruzzo (+5,0%).

Nell’insieme dell’anno, i contributi maggiori alla crescita tendenziale dell’export nazionale derivano dall’aumento delle vendite della Lombardia verso Germania (+22,9%) e Francia (+20,7%) e di Emilia Romagna e Toscana verso gli Stati Uniti (+33,3% e 48,6% rispettivamente). Per contro, apporti negativi provengono dal calo delle esportazioni del Lazio verso Stati Uniti (-28,0%) e Russia (-54,9%) e della Basilicata verso gli Stati Uniti (-45,4%).

L’analisi provinciale dell’export mostra performance positive per quasi tutte le province italiane salvo che per Arezzo, Potenza, Piacenza, Rovigo, Latina, Ascoli Piceno, Palermo, Bari, Foggia e Caltanisetta.

In valore, nel 2020, l’anno del crollo, l’Italia ha esportato per 436.717,83801 milioni di euro, saliti a 516261,753609 nel 2021. Invece, nel 2020 la Puglia ha esportato per 8205,720683 milioni di euro (l’1,9% del dato nazionale) e nel 2021 per 8605,767849 (l’1,7% del dato nazionale), con un aumento del 4,9% nel 2021 rispetto al 2020. Nel 2020 la Basilicata ha esportato per 3305,245279 milioni di euro (lo 0,8% del dato nazionale), e nel 2021 ha esportato per 2817,982993 (lo 0,5%), con un crollo del -14,7% 2021/2020. La regione è l’unica ad avere il segno meno.

Analizzando i flussi, nel 2021 la Puglia ha aumentato del 15,1% l’export verso i Paesi dell’Ue a 27, mentre è diminuito del 6,9% quello per i Paesi extra Ue. La Basilicata, invece, ha aumentato di 10,1 punti percentuali le sue esportazioni nell’Ue a 27 mentre c’è stato un crollo dell’export verso i Paesi extra Ue -37,4%. Su questo dato pesa la caduta delle esportazioni verso gli Stati Uniti che, nel 2021, hanno segnato un clamoroso -45,4%. Per la precisione, sulla regione pesa il -48% nell’export di “computer, apparecchi elettronici e ottici” e il -21,6% degli “autoveicoli”. Un fenomeno che è forse collegabile alla mancanza di componenti elettronici di importazione e microchip. Però c’è anche da segnalare che il settore “prodotti dell'estrazione di minerali da cave e miniere” ha registrato nell’anno un +118%.

In Puglia, invece, le performance peggiori li ha registrate l’export di “mezzi di trasporto (esclusi autoveicoli)”: -35,7%.

Privacy Policy Cookie Policy