L'indagine

Chiariello paga un milione e mezzo di tasse arretrate, ma andrà a processo per evasione

Massimiliano Scagliarini

L'ex avvocato penalista barese: ieri davanti al gip De Felice l’udienza preliminare per infedele dichiarazione

BARI - L’ormai ex avvocato Giancarlo Chiariello ha chiuso le sue pendenze con il fisco pagando circa un milione e mezzo a seguito di un accertamento con adesione che riguarda gli anni dal 2016 al 2020. La novità è emersa ieri a margine dell’udienza in cui il procuratore Roberto Rossi e il pm Giuseppe Dentamaro hanno chiesto al gip Susanna De Felice il rinvio a giudizio del 72enne barese, accusato di infedele dichiarazione per aver nascosto i ricavi della sua attività professionale.

La vicenda fiscale è un rivolo dell’indagine che nel 2021 ha visto Chiariello arrestato (e condannato in primo grado a 9 anni e 8 mesi) per corruzione in atti giudiziari insieme all’ex gip Giuseppe De Benedictis, che avrebbe truccato alcuni provvedimenti in cambio di denaro. A febbraio 2022 la Procura di Bari notificò all’avvocato (che fino all’arresto era uno dei più noti penalisti del Foro, occupandosi soprattutto di criminalità organizzata) un sequestro da 10,8 milioni poi ridotto a 2,9 milioni dal Riesame: sono i soldi che negli anni, secondo le indagini della Finanza sviluppate sulla base delle dichiarazioni di alcuni pentiti, Chiariello avrebbe accumulato in nero dai suoi clienti. Secondo la difesa (professor Vito Mormando e dall’avvocato Filiberto Palumbo) le violazioni fiscali contestate a Chiariello sarebbero però sotto la soglia di punibilità: per questo ieri hanno chiesto il proscioglimento. Ma il gup De Felice ha disposto il rinvio a giudizio, il 4 giugno, davanti al giudice Tripaldi.

A settembre il gip De Felice aveva intanto disposto il dissequestro di 1,47 milioni utilizzati per saldare in un’unica soluzione i cinque avvisi di accertamento predisposti dall’Agenzia delle entrate, ma ha poi detto «no» alla restituzione degli altri 77mila euro che l’avvocato ha versato di tasca sua come prima rata del piano di ammortamento e che avrebbe voluto recuperare dalla somma sequestrata. Solo che lo «sconto» ottenuto in sede fiscale non vincola il giudice penale, e dunque l’importo definitivo del sequestro verrà stabilito soltanto dopo il processo.

Chiariello è nel frattempo stato dichiarato «fiscalmente pericoloso» nell’ambito di una misura di prevenzione che ha portato al nuovo sequestro dei circa 3,5 milioni restituiti dal Riesame. A Lecce, nel processo di appello per la corruzione, la procura generale ha chiesto la conferma della condanna: lunedì parlerà la difesa di Chiariello. 

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