salute

Nicola Quaranta: «Con l’orecchio bionico salviamo l’udito dei bimbi»

Giovanni Longo

L'intervista al professor Quaranta nella Giornata mondiale dell’udito:«Oggi abbiamo la possibilità di curare pazienti molto piccoli anche di 8-10 mesi»

BARI - «Oggi abbiamo la possibilità di curare bambini anche molto piccoli, di 8-10 mesi e di restituire loro l’udito». Alla vigilia della Giornata mondiale dell’udito, parla il professore dell’Università di Bari, Nicola Quaranta, direttore dell’unità operativa complessa di Otorinolaringoiatria del Policlinico di Bari, da poco eletto presidente della Società italiana di audiologia e foniatria (Siaf). «Un premio per la scuola barese di audiologia fondata dal prof. Lugli, e poi proseguita con i prof. Cervellera e Antonio Quaranta che hanno contribuito allo sviluppo di questa specializzazione», precisa. Un osservatorio molto autorevole il suo per fare il punto su patologie a volte sottovalutate. Bari, peraltro, ad ottobre 2025, ospiterà il congresso nazionale della Siaf.

Intanto il centro diretto dal prof. Quaranta al Policlinico, è il riferimento regionale per la sordità in età pediatrica ed adulta in particolare per l’orecchio bionico, «l’unico organo artificiale che permette di ripristinare l’organo di senso - spiega Quaranta - Ci occupiamo ad esempio di tutte le patologie dell’udito che possono portare all’insorgenza di vertigini, per non parlare del trattamento di pazienti che presentano problemi di voce e deglutizione».

Tra i pazienti più fragili, c’è molta attenzione ai bambini. «Il trattamento della sordità profonda con impianto cocleare è quello che dà più soddisfazioni da un punto di vista professionale perché siamo di fronte in particolare bambini che nascono sordi, pazienti che se non trattati, oltre a non sentire, non riescono poi a sviluppare la capacità di sviluppare il linguaggio, dunque sono potenzialmente sordomuti». Le tecniche moderne consentono a certe condizioni di «restituire l’udito e di permettere uno sviluppo normale del linguaggio. Tutto questo comporta di potere avere una vita senza alcuna preclusione di studio e lavoro. Di questo siamo ovviamente particolarmente orgogliosi».

Cambiano le tecnologie e tecniche di intervento e si evolve il rapporto medico-paziente. «Non è più freddo come un tempo, il coinvolgimento del paziente e dei famigliari, ma soprattutto l’approccio alla malattia sempre più multidisciplinare, sono fattori che impongono un cambio di prospettiva. Il trattamento di un bambino richiede l’intervento di una intera equipe composta non solo dal medico e dal chirurgo ma anche da audiometrista, psicologo, logopedista, audioprotesista».

Sempre più spesso poi le patologie dell’orecchio richiedono l’intervento di specialisti di “aree” vicine, a partire dal cervello, imponendo un lavoro più stretto con specializzazioni «confinanti». «Lo specialista otorino che si occupa dell’orecchio e della sordità ha sviluppato negli anni abilità nel curare i tumori del nervo acustico. Questo ha portato a una nuova sotto specialità otoneurochirurgia branca della otorinolaringoiatra che interagisce con la neurochirurgia e che permette il trattamento in collaborazione con i neurochirurghi di intervenire su patologie che si trovano in zone complesse e di difficile accesso (basicranio)».

Di qui un approccio necessariamente sempre più multidisciplinare come dimostra la Stretta la collaborazione con la Neurochirurgia del Policlinico guidata dal prof. Francesco Signorelli. «Con il professor Signorelli è quotidiana l’interazione e la collaborazione. Abbiamo formato insieme un team clinico che giornalmente si confronta e tratta pazienti ma anche un team scientifico e accademico con Amorn, Accademia mediterranea di otorino neurochirurgia il cui obiettivo è diffondere conoscenze in un ambito clinico favorendo la formazione soprattutto dei giovani che difficilmente che si avvicinano a specialità che richiedono molto molto impegno e una curva di apprendimento molto lunga prima di raggiungere livelli adeguati formazione».

A proposito di giovani e formazione, questo è il periodo dell’anno scolastico in cui tanti studenti delle scuole superiori pensano di provare i test di ammissione a Medicina. Un consiglio agli aspiranti futuri medici? «Non lasciatevi influenzare dalle serie tv... la figura del medico eroe non può essere lo stimolo - conclude Quaranta - . La professione, nonostante tutto, continua a dare grandi soddisfazioni, ma consiglio di intraprendere il percorso solo di fronte a una scelta personale convinta e consapevole. I sacrifici sono tanti, i rischi anche di natura medico legale pure, per fare il medico bisogna volerlo davvero».

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