Salute

L’Alzheimer si può fermare (se diagnosticato in tempo) con un nuovo farmaco studiato anche a Bari

DANIELE AMORUSO

Logroscino: cambia l’approccio alla malattia. La molecola approvata dalla Fda: allo studio ha partecipato anche l’Università di Bari

BARI - La ricerca contro l’Alzheimer è a un punto di svolta. Una nuova molecola, lecanumab, ha ottenuto l’approvazione accelerata dell’agenzia americana del farmaco, l’Fda, dimostrando di avere, se somministrata nelle fasi iniziali, la capacità di rallentare sensibilmente l’evoluzione della malattia.

Il nuovo anticorpo agisce direttamente sul principale meccanismo di decadimento cerebrale. Per la prima volta abbiamo un farmaco che dimostra di potere spazzare via l’amiloide, la sostanza che il cervello non riesce più a smaltire e che blocca l’attività dei neuroni.

Lecanemab è dunque non un semplice sintomatico, ma il primo vero farmaco «causale» anti Alzheimer e come tale ha ottenuto il percorso più rapido di approvazione da parte delle autorità americane, superando in pieno l’esame dello studio Clarity Ad.

A questo trial internazionale ha contribuito anche l’équipe del professor Giancarlo Logroscino dell’Università di Bari. «La molecola approvata da Fda, il Lecanemab, - spiega Logroscino, che ha creato all’ospedale Panico di Tricase uno dei più importanti Centri Alzheimer italiani - rappresenta il primo trattamento capace di intervenire sul meccanismo che produce la malattia di Alzheimer, che si manifesta quando il cervello è investito da una specie di pioggia di sabbia, costituita da proteine che il cervello stesso non riesce più a metabolizzare. Noi stiamo lavorando dal 2015 al più alto livello, nei trials clinici internazionali che studiano esattamente questi meccanismi e abbiamo avuto un ruolo importante anche nello studio Clarity, che ha sperimentato l’efficacia di lecanumab»...

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