Il punto del direttore
Decaro presidente, una vittoria tra tante incognite
Se la navigazione di Decaro sarà tranquilla o agitata lo diranno i nomi e i cognomi dei consiglieri di maggioranza e le scelte che saranno fatte nella transizione dei dirigenti
Antonio Decaro è il nuovo presidente della Regione Puglia. La sua è stata una vittoria ampia e annunciata, frutto di una campagna elettorale low profile, tutta jeans e sneaker, distinta e distante - nei limiti del fisiologicamente e politicamente possibile - dai 10 anni di governo Emiliano e spesso anche dai problemi. Su sanità, Ilva, Xylella, abbiamo ascoltato tanti buoni propositi, privi di indicazioni operative o di scelte di campo già prese. Promettere di lavorare giorno e notte per ridurre le liste di attesa, come fatto ieri durante le prime dichiarazioni post scrutinio, rappresenta sicuramente un impegno lodevole ma occorrerà vedere come e quando quell’impegno sarà mantenuto, viste le condizioni organizzative ed economiche nelle quali versa il sistema sanitario pugliese. Risolvere la vertenza Ilva proponendone la sua nazionalizzazione - impedita dalla legge e sconsigliata dagli enormi costi a carico dello Stato - costituisce la prova provata di un approccio più a uso social che rivolta a chi quella vertenza la vive sulla propria pelle, fuori e dentro la fabbrica di Taranto.
Se la navigazione di Decaro sarà tranquilla o agitata lo diranno i nomi e i cognomi dei consiglieri di maggioranza e le scelte che saranno fatte nella transizione dei dirigenti.
L’uomo è esperto, scafato, in grado perfettamente di governare una regione complessa come la Puglia ma dovrà imparare a farsi concavo e convesso per superare vecchi e nuovi screzi, affrontando tutti i dossier col solito piglio da secchione che tutti gli riconoscono, abbandonando certe asperità caratteriali emerse durante le due legislature da sindaco. Non sarà facile passare dalle parole ai fatti, staremo a vedere come abbiamo già fatto con il suo predecessore, sostituendoci spesso a una opposizione inesistente e tentando di rianimare un dibattito politico così asfittico da porre le basi ai numeri record degli astenuti.
L’opposizione, già. Non era possibile chiedere a Luigi Lobuono più di quello che ha fatto in 40 giorni di campagna elettorale. L’imprenditore galantuomo si è speso come più non poteva, cercando di tenere insieme una coalizione prigioniera dei personalismi, della ferrea volontà di non perdere le posizioni acquisite, fuori e dentro i partiti, nella quale l’unica sorpresa è stato Fabio Romito, il giovane avvocato barese acchiappa preferenze che ha dimostrato di saper portare in alto la Lega e il centrodestra.