Il commento

Auguri, vecchia mia: la Gazzetta del Mezzogiorno compie 135 anni

Oscar Iarussi

La Gazzetta è una comunità, crediamo fermamente sia così, noi tutti e Lei

C’è Aldo Moro nel piccolo slargo davanti alla chiesa di Bari Santo Spirito, due campanili, una strada dritta in salita verso la stazione e un borgo di pescatori. Metà anni Sessanta, noi bambini delle Elementari siamo lì a festeggiare il passaggio o la visita del presidente del Consiglio con le bandierine tricolore di carta, senza enfasi né polemiche, perché era l’Italia ancora memore della guerra, divisa da grandi passioni, ma sempre felice di esserci. Lui ha il ciuffo bianco, il cappotto di lana pesante (in quel tempo esisteva il freddo) e, piegata sotto un braccio, La Gazzetta del Mezzogiorno. Molti alunni conoscono la Gazzetta, in casa la leggono i padri, cercando innanzitutto i necrologi e la squadra di calcio o il partito politico del cuore; anche le madri, certo, ma spesso non prima della sera. La lettura, una tregua. Sì, la Gazzetta è una questione di famiglia e non è solo un giornale, è una certezza, una tradizione, una serie di racconti rituali persino quando suonano beffardi. «Ci incarto le cozze», dicono qualche volta pensando di offendere. Ma dai, le cozze, è un onore…

Passa il Giro d’Italia, maglia rosa Felice Gimondi, chi altri in quegli anni? Vinceva persino in salita sulle montagne di Coppi, in pianura era un lampo di colore sotto lo striscione bianco e nero teso tra una casa e l’altra lungo la strada principale dei paesi, un nastro dal Salento al Gargano, ai borghi fra i calanchi lucani: La Gazzetta del Mezzogiorno. “Buongiorno Luna”, il titolo leggendario della Gazzetta nel luglio 1969, la notte in cui nessuno andò a dormire per aspettare il futuro. E arriva il 1978, rapiscono e assassinano Moro, insieme agli uomini della scorta l’agnello sacrificale di un’Italia che cambiava, assemblee nei licei e nelle scuole, cortei, nell’eskimo Lotta Continua e la Gazzetta. Corrono «gli anni di piombo», l’Italia martoriata dalle stragi di Ustica e Bologna, quando Pietro Mennea trionfa a Città del Messico e a Mosca, record del mondo e oro olimpico sui 200 metri, un dito alzato verso il cielo, il riscatto da Barletta all’eternità. Trema il Sud, 23 novembre 1980, i giornalisti della Gazzetta accorrono e raccontano - anche con le telecamere - le rovine e il coraggio, la disperazione e la tenacia. 11 luglio 1982, Italia-Germania a Madrid, «campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo!» urla Nando Martellini: la corsa impazzita di felicità di Tardelli e un popolo intero in campo. 1991, in estate la nave “Vlora” nel porto di Bari con ventimila albanesi a bordo, prima avvisaglia dell’esodo, delle migrazioni in arrivo, del Mediterraneo via di fuga, esilio e speranza. Poi in autunno il Petruzzelli in fiamme, uno choc. La Gazzetta c’è sempre stata, anche prima delle esperienze di ciascuno… Oggi accenniamo ai nostri ricordi per festeggiare senza retorica e presentarvi questo fascicolo da conservare, se vorrete.

«C’è sempre stata» non è una formula cerimoniale. Lo scrive lo storico della stampa Paolo Murialdi: «A Bari, nel clima di grande confusione dell’8 settembre 1943, e nonostante i gravissimi scontri accaduti subito dopo il 25 luglio tra antifascisti e badogliani, La Gazzetta del Mezzogiorno era riuscita a non interrompere le pubblicazioni neppure per un giorno. Un caso unico» (Laterza 1995). L’avventura s’inizia 135 anni fa oggi con un editoriale non firmato del fondatore, il ventiseienne Martino Cassano, un tipo che «non scrive né parla molto» secondo l’amico Armando Perotti. Il titolo è “Ho l’onore” e appare sul Corriere delle Puglie del 1° novembre 1887. Leggiamone un breve stralcio: «Ma, se il giornale nuovo non crea la vita nuova, non è a dirsi per questo che un nuovo giornale quotidiano in Bari, non possa né debba riuscire del tutto inutile agl’interessi, alle ragioni, alle aspirazioni e ai bisogni del grande pubblico”. Così è stato lungo l’intero ‘900 e oltre, per Bari, la Puglia e la Basilicata.

La Gazzetta del Mezzogiorno, che dal 1928 in avanti raccoglie l’eredità del Corriere delle Puglie e della Gazzetta di Puglia, è una storia di cittadini e di istituzioni, di protagonisti e di famiglie legate al giornale. Una bella impresa meridionale cui tutt’oggi contribuiscono in tanti a cominciare dagli editori: i giornalisti e i poligrafici, la stampa e la distribuzione, le edicole e la pubblicità, il marketing e la comunicazione sui social. E naturalmente i Lettori. Dietro ogni notizia e analisi c’è il lavoro, un lavoro da tutelare al pari di qualsiasi altro, evitando lo sfregio della pirateria e della diffusione gratuita della informazione. La Gazzetta del Mezzogiorno è rinata lo scorso 19 febbraio dopo il trauma del fallimento e quasi sette mesi di assenza dalle edicole e dal web, una notte unica in rotativa insieme ai vecchi tipografi con le lacrime agli occhi e l’alba magica del ritorno. La Gazzetta è una comunità, crediamo fermamente sia così, noi tutti e Lei. Auguri, vecchia mia!

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