serie C
Di Cesare scalda testa e piedi: «Bari, pigia sull’acceleratore»
La squadra biancorossa ha ripreso la preparazione in vista dei playoff del 13 luglio. «C’è tanta strada da fare ma il sogno è lì che aspetta»
BARI - «Al 13 luglio manca ancora parecchio, ma per me è come se giocassimo oggi». Valerio Di Cesare parla da vero capitano. L’obiettivo serie B è diventato il mantra del gruppo biancorosso. Che non vuole nemmeno contemplare l’ipotesi di non vincere gli spareggi promozione. Il difensore romano racconta a cuore aperto la ripresa del Bari. Tra sogni, speranze e voglia di normalità.
Da due settimane il Bari è tornato al lavoro: che sensazione prova?
«È stata una boccata di ossigeno. Sul piano personale perché gioco a calcio da quando avevo quattro anni. E non mi era mai capitato di fermarmi così a lungo. Negli scorsi tre mesi ho lavorato rispettando al dettaglio il programma dei nostri preparatori ed in effetti la forma fisica ha retto. Tuttavia, mancava proprio il pallone: ritrovarlo è stato emozionante. E poi c’è l’aspetto del gruppo: avevamo nostalgia l’uno dell’altro».
Ha sempre lodato l’unità del vostro spogliatoio: aveva detto che voleva riprendere a “fare lo scemo” con i suoi compagni.
«Diciamo che siamo ancora in una fase transitoria. Non facciamo la doccia insieme, i frangenti di svago sono pochi. Non c’è problema, pian piano aumenteranno. Intanto, è già un conforto trovarsi in una situazione che tre mesi fa sembrava lontanissima».
La Figc ha approvato i playoff in formato ridotto: che ne pensa?
«Dobbiamo accettare la decisione e prenderne il positivo. Meglio questo delle paventate decisioni a tavolino. Devo dire la verità: la formula non mi esalta. Avrei voluto terminare il campionato: mancavano comunque otto giornate, noi ne avremmo giocate cinque in casa. Non nego che recuperare nove punti alla Reggina sarebbe stato complicatissimo, ma il calcio ha raccontato rimonte ben più clamorose. La formula andata e ritorno, inoltre, è comunque una tutela degli effettivi valori: una gara si può sbagliare, su due emerge chi effettivamente merita. Ma questo è solo un mio pensiero. Non ci sono alibi: dobbiamo vincere, entro i 90’ o ai supplementari e ai rigori se necessario. La nostra vera arma in più sarebbe il San Nicola: ci giocheremmo almeno due partite su tre e se ci fosse l’opportunità delle porte aperte, la nostra gente sarebbe trascinante».
Ha sempre ribadito che l’obiettivo fosse la promozione.
«Chiariamo: ritengo il Bari una squadra fortissima. Ma conosco la serie C. È una categoria infernale: puoi trovare avversarie che incappano nel classico anno di grazia, come è avvenuto alla Reggina che ha una media punti pazzesca. Il nostro percorso resta positivo sotto tutti i punti di vista: siamo partiti a rilento, scalato le posizioni in classifica ed infilato 25 risultati utili di fila. Ma una sola è promossa direttamente. Ci tocca sfruttare la seconda chance».
Se le cose non andassero bene, questa squadra sarebbe già pronta per riprovarci il prossimo anno con minime modifiche?
«Secondo me non occorrerebbe nemmeno parlare di possibilità: sarebbe un dovere per tutti restare e proseguire questo progetto. Però, non voglio nemmeno lontanamente pensare a questa eventualità: il Bari non può restare più di un anno in C».
Recentemente ha detto che il lockdown ha chiarito il suo post carriera: sta pensando di smettere?
«Ho avuto modo di riflettere e ora so che cosa voglio fare “da grande”. Ma non è ancora il momento di ritirarsi. E non a caso non svelo la mia prospettiva: sarebbe un modo per cominciare a staccare la spina. E non ci penso».
Il suo amico Franco Brienza avrebbe voluto chiudere la carriera riportando il Bari in A. Vuole «vendicarlo» lei?
«Intanto, sono tornato per un motivo. Il Bari era fallito e ho sempre detto che l’obiettivo era riportarlo immediatamente dove si era fermato: in B. Arriviamoci e poi valuteremo scome proseguire la scalata. Finchè mi sento bene, non pongo limiti alle ambizioni».
I gradi e l’esperienza le imporranno qualche discorso da fare ai suoi compagni, quando si scenderà in campo.
«Parliamo molto fin da ora. Personalmente, insisto su tre concetti: mentalità, voglia, concentrazione. Dobbiamo entrare nell’ordine di idee che basta un particolare tralasciato per trovarsi fuori. Quindi, testa sull’obiettivo. Dove non arriveranno le gambe, dovrà supplire il furore, la convinzione, il rispetto per la maglia. Rappresentiamo il Bari: dobbiamo essere pronti a tutto pur di vincere».