Icaro

Quelle storie mormorate da mille e una fontana

Luisa Ruggio

Mille e una fontana, che se potessero parlare racconterebbero le storie confidate all’acqua mormorante sgorgata ininterrottamente dalle radici delle civiltà umane, dall’antica Mesopotomia - dove erano il cuore architettonico dei giardini - alle opere d’arte greche e romane che venivano alimentate da complessi sistemi di acquedotti

Mille e una fontana, che se potessero parlare racconterebbero le storie confidate all’acqua mormorante sgorgata ininterrottamente dalle radici delle civiltà umane, dall’antica Mesopotomia - dove erano il cuore architettonico dei giardini - alle opere d’arte greche e romane che venivano alimentate da complessi sistemi di acquedotti.

Medioevo e Rinascimento sono tempi di inneschi visionari nel ripensare in chiave artistica questi elementi adornati da sculture complesse e impianti sempre più scenografici, il periodo barocco ne celebra la bellezza centrale nel cuore delle piazze pubbliche e le regioni italiane riscrivono sull’acqua il patrimonio culturale e artistico locale. In tal senso, la Puglia e la Basilicata raccontano con le loro fontane il paradosso di una preziosa architettura decorativa dedicata all’acqua malgrado le scarse risorse idriche di queste terre del Sud.

Nel Salento, per esempio, Lecce figurava in un detto borbonico come “La città senza fontane”, sebbene ad attraversarne segretamente il sottosuolo sia il leggendario fiume Idume che emerge solo in pochi punti specifici prima di sfociare nel mare Adriatico. Ma quali sono le fontane più belle di Puglia e Basilicata? Oggi la fontana più rappresentativa di Lecce è la Fontana dell’Armonia (detta anche fontana dei Due Amanti), eretta nel 1927, in occasione dell’arrivo dell’acquedotto in città, di fronte al castello di Carlo V.

Spostandoci dal capoluogo salentino, tra le fontane più particolari spicca la Fontana del Toro a Nardò, datata 1930. A Gallipoli, tra il centro storico e la zona nuova della città, troneggia la Fontana Greca. Inizialmente, oltre alla tradizione locale, anche alcuni critici pensavano che la fontana risalisse al III secolo a.C.

Dopo altri studi, tuttavia, risultò più corretto collocare l’opera architettonica in età rinascimentale. La più spettacolare è la Cascata Monumentale di Santa Maria di Leuca, considerata unanimemente una delle più belle d’Italia, quest’opera, dall’elevato valore ingegneristico, impreziosisce la cittadina da più di 80 anni. Costituisce il tratto finale dell’Acquedotto Pugliese, attualmente il più grande d’Europa. Fu realizzata per celebrare la buona riuscita del progetto e venne inaugurata nel 1939.

Un ventaglio equoreo: la fontana Nuova di Orsara di Puglia, costruita nel 1457 e ingrandita dai duchi Guevara nel 1663, con la sua forma rinascimentale, costituisce un gioiello; la Fontana di Tancredi a Brindisi dissetava i soldati svevi e fu costruita in epoca romana, la Fontana Monumentale a Mola di Bari e la piccola fontana immersa nella scenografica Piazza Mercantile a Bari, costruita nel Seicento e conosciuta anche come Fontana delle quattro facce; la Fontana dei Delfini nel centro storico di Martina Franca.

Tuttavia, forse la più suggestiva è in Basilicata, si tratta della Fontana dell’Amore a Matera, un monumento che racconta le relazioni d’un tempo tra i Sassi caratterizzati dall’attesa per attingere l’acqua, questa romantica opera d’arte è stata ideata dai disegnatori Enzo Viti e Teresa Lupo, poi realizzata dallo scultore Domenico Sepe, inaugurata nel 2020, racconta un piccolo mondo antico attraverso i suoi anonimi protagonisti colti nell’atto di raccogliersi attorno alla vecchia fontana, una di quelle semplici “capa e ferr” che hanno caratterizzato la vita dei borghi nel ‘900.

Cosa rende speciali questi monumenti all’acqua? La gente. Le fontane della Puglia e della Basilicata, infatti, pur non essendo numerose come in altre regioni italiane, erano luoghi di incontro, di festa e di corteggiamento, oggi simboli di vita e di comunità. Ogni comune possedeva almeno una delle storiche fontanine che tante piazze del Mezzogiorno d’Italia conoscono e che, a partire dal 1914, hanno portato la prima acqua salubre pubblica, epocale conquista sociale cantata dalla letteratura popolare: «All’acqua, all’acqua, alla fendana nova, ci non tene la zita se la trova».

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