Arte

Se la casa subisce il fascino dell'armonia

Alessandro Salvatore

«La casa è un luogo in cui esercitare la presenza e il senso di meraviglia aiuta a svegliarla»

«La casa è un luogo in cui esercitare la presenza e il senso di meraviglia aiuta a svegliarla». Giada Petrone, pugliese, è la prima armonizzatrice di spazi italiana. Il suo interesse per i luoghi, che la porterà a vivere esperienze edificanti con illuminati della cultura, viene da lontano. «I miei genitori, Guido e Maria, si conoscono nei primi anni Settanta grazie all’amore comune per l’antichità. S’incontrano in un negozio di antiquariato e si sposano dopo soli tre mesi» racconta oggi Giada nel B&B di famiglia a Lucera. La città fa parte della stessa provincia foggiana che accoglie sull’altura dauna Volturara Appula, borgo di 370 abitanti, «dove vivo i miei primi 13 anni in un palazzo storico. I miei genitori l’affittano e lo ristrutturano con le proprie mani, e di esso ricordo ogni dettaglio».

Cresciuta in case-laboratorio, Petrone viene attratta dall’architettura medicea di Firenze, dove nel 2004, a 29 anni, sceglie per la tesi di laurea in Lettere Moderne un argomento non ancora indagato in Italia: «Il Meraviglioso urbano: percorso evolutivo delle Arti di Strada contemporanee in Francia». Questo studio la porta dal pioniere dell’arte di strada, il transalpino Michel Crespin. Su suo consiglio Petrone incontra Renato Nicolini «per comprendere meglio - spiega - il fenomeno del fervore urbano». Nicolini è l’inventore dell’«Estate romana» che, spiega Petrone, «è stata una grande operazione poetica sulla Capitale».
Dopo averne ordinato l’immenso archivio della manifestazione che si sviluppa tra gli anni ‘70 e ‘80, «in cambio di consultarne gratuitamente i documenti», ed aver tenuto alla Sorbona un seminario sul fenomeno generato dall’ex assessore alla Cultura di Roma, la ricercatrice, su sua intuizione, incontrerà Andrés Neumann. Per dieci anni, dal 2009 al 2018, girerà il mondo lavorando nella produzione degli spettacoli dell’influente manager dell’industria culturale. Il curatore boliviano sostiene opere di leggende come Fo, Mastroianni, Brooks e Pina Bausch. E Giada nel 2009 è tra gli spettatori di Spoleto che aspetteranno il genio della danza che Fellini definì «una monaca con i pattini a rotelle». Attesa al 52° Festival dei Due Mondi con il suo Bamboo Blues, Bausch muore il 30 giugno. La sua compagnia, il Tanztheater Wuppertal, va comunque in scena il 4 luglio e commuove il pubblico. Seguirà il post Bausch, attraverso l’esecuzione dei suoi «44 pezzi», le opere lasciate in eredità al «Wuppertal», per il quale Petrone è stata assistente alla produzione. «Da Bausch ho appreso la relazione tra uomo e spazio, trasportandola nel mio lavoro di armonizzatrice».
Petrone, memore anche delle «meraviglie urbane» vissute con Crespin, Nicolini e Neumann, sostiene che «il benessere che uno spazio dona a chi lo abita, è l’obiettivo del percorso. Possiamo immaginare la casa come una sinfonia che abbia un tappeto sonoro (la struttura), una melodia (la visione poetica) e degli accenti tonici che sveglino i sensi (i dettagli). La ricerca del ritmo è un lavoro di modulazione di pieni e di vuoti, di suoni e di silenzi, d’immagini e angoli neutri. Quando la casa ha un buon ritmo visivo, il movimento umano nello spazio è fluido».

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