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Bellomo, indaga anche Piacenza
Primo sì alla sua espulsione
Altri magistrati nel mirino

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

Il Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa ha deliberato: la destituzione definitiva toccherà all'adunanza generale del Consiglio di Stato il 10 gennaio

Mercoledì 20 Dicembre 2017, 13:26

21 Dicembre 2017, 10:14

ROMA - Non solo l’inchiesta per estorsione aperta a suo carico dalla procura di Bari e il rischio di essere destituito dalla giustizia amministrativa, che si potrebbe concretizzare a breve. Sul capo del consigliere di Stato Francesco Bellomo arriva un’altra tegola, legata sempre alla sua Scuola per la preparazione al concorso di accesso alla magistratura, in cui alle borsiste veniva imposto un dress code (minigonne, tacchi a spillo e trucco marcato) e la risoluzione del contratto se si fossero sposate, secondo la denuncia del padre di una di loro, che ha fatto scoppiare il caso.

L’esposto è stato presentato al Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa e alla procura di Piacenza che ora ha iscritto nel registro degli indagati sia Bellomo, sia il pm di Rovigo Davide Nalin, indicato da alcune corsiste come uno stretto collaboratore del consigliere di Stato nella Scuola "Diritto e scienza» e che per questa stessa vicenda qualche giorno fa è stato sospeso dal Csm dalle funzioni e dallo stipendio. Atti persecutori e lesioni personali gravi sono le ipotesi di reato contestate ai due magistrati in concorso, a quanto emerge dall’ordinanza del Csm su Nalin. Preoccupati per la fuga di notizie e per la «campagna mediatica che sta caratterizzando questa vicenda» sono i legali di Bellomo, Vittorio Manes e Beniamino Migliucci: «non vi è alcun elemento di novità», dicono, sono gli stessi fatti «già contestati nel procedimento disciplinare».

Intanto altri magistrati rischiano l’azione disciplinare: sono giudici ordinari coinvolti a vario titolo nella Scuola. La procura generale della Cassazione si appresta ad avviare accertamenti sul loro conto. E se il loro ruolo fosse confermato potrebbero vedersi contestare la violazione della norma che impedisce alle toghe ordinarie di gestire o insegnare nelle scuole di preparazione per il concorso in magistratura.

Tornando all’inchiesta di Piacenza, tutto è partito dunque dall’esposto del padre di una borsista, secondo cui la figlia dopo aver chiuso una relazione sentimentale con Bellomo si vide notificare dai carabinieri un avviso a presentarsi in caserma per un tentativo di conciliazione con il magistrato, che l'accusava di lesioni personali. Richieste che vennero ripetute per presunti inadempimenti contrattuali legati alla sua borsa di studio e che fecero finire la studentessa in uno stato tale di prostrazione da determinare il suo ricovero d’urgenza in ospedale. E’ stata poi la ragazza a indicare Nalin come "mediatore» tra lei e Bellomo ogni volta che il loro rapporto si faceva critico: come quando lei aveva esitato a inviare una sua foto intima al consigliere di Stato o a definire il periodo di ferie da trascorrere insieme. E a raccontare che il pm in un’occasione le avrebbe prospettato che se non fosse stata accondiscendente a queste richieste avrebbe commesso reati che le avrebbero impedito la partecipazione al concorso in magistratura.

Ad aggravare la posizione dei due magistrati, ci sono le testimonianze di altre tre borsiste ascoltate nel procedimento disciplinare a carico di Bellomo: una ha raccontato di aver saputo dallo stesso consigliere di Stato che carpiva informazioni sulla vita privata delle studentesse grazie a un falso profilo Facebook che aveva fatto aprire a Nalin. Le altre che era proprio Nalin a sottoporre loro il regolamento del corso, dress code compreso, e a vigilare sul rispetto degli impegni assunti con quel contratto. Racconti che hanno indotto il Csm a ritenere il pm di Rovigo un vero e proprio alter ego di Bellomo.

ESPULSIONE - Il Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa (CPGA) ha già deliberato la destituzione del consigliere di Stato Francesco Bellomo (finito sotto accusa e indagato per estorsione per il presunto dress code imposto alle candidato a suoi corsi di preparazione ai concorsi in magistratura), cioè l'espulsione definitiva dai ruoli della magistratura amministrativa. La procedura prevede, per la gravità della sanzione, che debba essere acquisito il parere dell’adunanza generale, già fissata per il prossimo 10 gennaio. La Commissione Speciale del Consiglio di Stato, che si riunisce oggi, è incaricata di sottoporre all’adunanza generale, alla quale partecipano tutti i Consiglieri di stato in servizio (circa 100), la proposta di parere. L’attività della Commissione, come tutta l’attività istruttoria di natura disciplinare, è coperta da riservatezza.

Una delle presunte vittime è stata ascoltata nel pomeriggio di lunedì in Procura a Bari, in qualità di persona informata dei fatti: si tratta dell’avvocatessa 28enne di Cerignola Rosa Calvi. I fatti raccontati risalirebbero ad un anno fa e sarebbero avvenuti a Roma, dove la ragazza seguiva il corso, corso dal quale poi sarebbe stata “cacciata” per aver rifiutato le condizioni imposte da Bellomo.

Il giudice si difende definendo quelle delle ragazze che lo accusano «narrazioni surreali, che riferiscono in maniera del tutto falsata i rapporti intercorsi tra me ed alcune ragazze. Con talune - spiega il consigliere di Stato, che si è rivolto per la difesa al professor Vittorio Manes e all’avvocato Beniamino Migliucci - ho avuto relazioni sentimentali e mai nessuna, sino a quando il rapporto è durato, mi ha eccepito un qualche comportamento sgradito, anzi insistendo perché la relazione acquistasse importanza. Quanto alle altre (un ridottissimo numero di allieve titolari di borsa di studio), esse mi chiedevano di prepararle e guidarle per affrontare al meglio il concorso in magistratura, esprimendo piena e convinta adesione al mio metodo di insegnamento».

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