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Arca, così hanno
gonfiato gli appalti

Arca, così hanno
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Arca, così hanno gonfiato gli appalti

dopo gli arresti di martedì L'indagine sulle case popolari: prezzi saliti dal 20 al 30% grazie alle «periziette»

Venerdì 08 Dicembre 2017, 12:15

04 Febbraio 2020, 10:23

AGGIORNAMENTO

Il gup del Tribunale di Bari Giovanni Abbattista ha omologato i patteggiamenti tra i 2 anni e i 18 mesi di reclusione (pena sospesa) per tre dei quattro imputati per i quali la Procura di Bari aveva chiesto il rinvio a giudizio nell’ambito del procedimento su un presunto giro di tangenti in cambio di appalti dell’Arca Puglia. In particolare per l’ex direttore generale dell’Arca, Sabino Lupelli, è stata ritenuta congrua la pena a 2 anni, con l’attenuante della collaborazione e dopo aver risarcito l'Arca con 30mila euro tra profitto del reato e danno all’immagine. Per gli imprenditori baresi Antonio Lecce e Massimo Manchisi sono stati omologati i patteggiamenti a 1 anno e 6 mesi di reclusione, con l’attenuante della collaborazione per Manchisi, per aver reso - come Lupelli - dichiarazioni eteroaccusatorie in questo procedimento e anche in altre indagini attualmente in corso. Un terzo imprenditore, il docente universitario Dante Mazzitelli, è stato assolto dal Tribunale perchè "il fatto non costituisce reato".

di Massimiliano Scagliarini

BARI - Un incremento dei costi dal 20 al 30%, tempi di realizzazione anche tripli rispetto ai contratti firmati. Un modo di procedere che - questa l'ipotesi - avrebbe manomesso le regole di trasparenza del Codice degli appalti. «Mi deve fare una prima "perizietta" su San Girolamo», dice al telefono Massimo Manchisi, uno dei tre imprenditori finiti ai domiciliari martedì nell'inchiesta sull'Arca di Bari. Quella «perizietta» è una variante in corso d’opera da 250mila euro, pochi spiccioli a sentire il costruttore, non proprio noccioline secondo il dg Sabino Lupelli: «Alla faccia della perizietta...».

I militari del Nucleo di polizia tributaria della Finanza di Bari, coordinati dal procuratore aggiunto Lino Giorgio Bruno e dal pm Sabina Toscani, hanno passato al setaccio gli affidamenti ottenuti dalle imprese coinvolte nell’indagine. La Orfeo Mazzitelli, con un appalto per 42 appartamenti di edilizia popolare nel quartiere di Carbonara, oggetto - nel 2015 - di tre varianti in corso d’opera. La Aedes Aurora di Antonio Lecce, che sta realizzando uno student center al quartiere Mungivacca e ha ottenuto l’approvazione di un progetto in variante per il contenimento energetico nonostante l’irregolarità della Scia (il titolo edilizio) sull’impianto antincendio.

E infine Cama Costruzioni e Caementarius, ritenute riconducibili a Massimo Manchisi: la prima impresa ha ottenuto 709mila euro a titolo di riserve su 12 fabbricati in costruzione al quartiere Sant’Anna, la seconda lavori aggiuntivi per 880mila euro su un cantiere di San Girolamo. In cambio di questi lavori, secondo l’accusa, l’ormai ex dg Lupelli avrebbe ottenuto soldi e buoni benzina da parte di Lecce e Manchisi (ai domiciliari). Da Dante Mazzitelli (interdetto per un anno dall’attività di impresa), secondo l’accusa, Lupelli avrebbe ottenuto un orologio da 20mila euro in cambio della liquidazione di una fattura da 90mila euro: ma la difesa dell’imprenditore barese ritiene di poter dimostrare che l’orologio valeva, in realtà, solo 145 euro.

Il comune denominatore degli episodi analizzati dall’inchiesta, così come ha spiegato martedì il comandante provinciale della Finanza, Nicola Altiero, è che le imprese si aggiudicavano gli appalti con offerte sulla carta molto convenienti. Ma poi, proprio grazie al ricorso alle varianti o al prolungamento dei tempi contrattuali, avrebbero recuperato somme aggiuntive che hanno fatto crescere il costo totale delle opere fino a un terzo del prezzo iniziale.

Il filone sugli appalti (che conta almeno altri tre indagati: per alcuni il gip Giulia Romanazzi deve decidere sulla convalida dei sequestri eseguiti martedì) punta proprio a dimostrare l’illegittimità di quelle varianti, che sarebbero state ottenute solo grazie alla corruzione. Per questo, ad esempio, è finita nel mirino la delibera di novembre 2015 con cui Lupelli (all’epoca commissario straordinario dell’Arca) autorizzò una variante sull’appalto di Carbonara per il riutilizzo dei piani interrati dopo aver già concesso una serie di proroghe: i lavori, consegnati a marzo 2013, si sarebbero dovuti concludere entro 420 giorni, sono invece stati consegnati solo a febbraio scorso con un costo salito da 2,9 a 3,2 milioni. L’appalto per lo student center di Mungivacca, aggiudicato alla Aedes Aurora per 4 milioni (con un ribasso del 20%), risale addirittura al 2010, e negli anni è stato oggetto di tre varianti, di cui due per l’aggiornamento dei prezzi, oltre che del nuovo programma di riqualificazione energetica: il prezzo complessivo è salito di 1,8 milioni.

Proprio il via libera al progetto per la riqualificazione energetica, secondo il gip, ha mostrato «un esercizio di potere, ad opera del Lupelli, al di fuori di ogni regola che ne assicuri il corretto esercizio, ed al di fuori dei fisiologici confini dell'imparzialità e della finalizzazione alla realizzazione dello specifico interesse pubblico che l'ufficio ha il compito di curare»: è stato approvato nonostante mancasse il via libera dei vigili del fuoco, e dopo che il dg aveva ottenuto dal costruttore Lecce - al riparo del garage di casa - una busta con soldi e buoni benzina.

In quanto alle imprese di Manchisi, negli ultimi anni hanno ottenuto dall’Arca, in proprio o in Ati, appalti per quasi 35 milioni. Quello per le case di Carbonara, aggiudicato per 8,5 milioni nel 2013, alla fine ne è costati 11. San Girolamo, l’appalto della «perizietta», è stato aggiudicato a 11,5, è salito a 11,8 e potrebbe aumentare ancora di altri 880mila euro.

Martedì e mercoledì gli arrestati compariranno davanti al gip Giulia Romanazzi per gli interrogatori di garanzia.

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