di MINO CIOCIA
BARI - «Quel 43 per centro di candidati ammessi alle prove orali per l’accesso alla professione forense è un dato da considerarsi elevato. È perfettamente in linea con i dati del passato»: lo afferma l’avvocato Gianni D’Innella che ha guidato la commissione esaminatrice della Corte d’Appello di Bari in Piemonte, mentre all’analoga commissione piemontese è toccato giudicare gli esaminandi pugliesi. «Una commissione notoriamente severa – è stato il commento di D’Inella – ed anche per questo il risultato emerso in termini numerici e percentuali sugli ammessi alle prove orali è da giudicarsi lusinghiero. È anche il segno di una accurata preparazione dei concorrenti che sono riusciti a superare prove scritte non certo semplici. Non deve quindi spaventare il numero degli ammessi che solo all’apparenza è basso».
Sono stati in 1159 gli aspiranti avvocati iscritti alle prove che lo scorso dicembre si sono tenute nei padiglioni della Fiera del Levante. A superarle sono stati 507 candidati che adesso dovranno sottoporsi alle prove orali previste per settembre prossimo, con un preappello che si terrà il 28 luglio prossimo. I dati sono anche in linea con la media nazionale degli ammessi alla seconda fase del concorso. Con punte che hanno raggiunto il 65 per cento nel concorso di Brescia, contro il 27 per cento degli ammessi a Campobasso.
Ma i numeri del concorso in generale parlano anche di una generale flessione nell’accesso degli aspiranti alla professione forense. Meno iscritti sì, ma numeri di ammissione in termini percentuali che si discostano poco di anno in anno. La professione sente il peso della crisi, lo sa bene l’ordine forense, che come rischio vede una omologazione verso il basso dei propri iscritti. Motivo per cui molti neo laureati in legge preferiscono intraprendere carriere diverse da quella forense. E le cifre parlano di una costante flessione di praticanti iscritti all’ordine in costante calo. Ma proprio per evitare pericolose omologazioni, l’auspicio è che i livelli dei concorsi rimangano alti e che quelle percentuali di ammissione alle prove successive a quelle scritte, lo scoglio più arduo per i praticanti, dovrebbero essere garanzia di professionalità per i futuri avvocati. In attesa comunque di una ripresa generale dell’economia che coinvolgerà anche le professioni a cominciare da quella forense. «Segnali in questa direzione – ha concluso D’Inella – cominciano ad arrivare a partire dalle regioni del nord».