BARI - Le analisi sulle acque dell’invaso del Pertusillo escludono categoricamente la presenza di sostanze inquinanti o comunque pericolose per la salute, anche a valle dei trattamenti di potabilizzazione effettuate dai gestori idrici. È quanto emerso ieri nella riunione convocata a Bari dall’assessore regionale ai Lavori pubblici, Gianni Giannini: il fenomeno osservato all’interno della diga - secondo gli esperti - è con ogni probabilità dovuto alla fioritura di alghe. Ci saranno ulteriori approfondimenti tecnici, ma è già possibile escludere lo spauracchio delle infiltrazioni di idrocarburi agitato da alcuni movimenti ambientalisti della Basilicata.
La foto della «macchia nera» (o marrone) che da giorni gira sui social ha provocato un comprensibile allarme ma, purtroppo, anche la solita coda di teorie complottiste (stavolta, almeno, niente scie chimiche). E così ieri Giannini ha voluto fare chiarezza. Al tavolo coordinato dalla Regione Puglia, principale «cliente» del Pertusillo, c’erano i rappresentanti delle Asl di Bari e Taranto con i rispettivi Servizi di alimentazione umana, l’Agenzia per l’ambiente pugliese e quella lucana e i due acquedotti, Aqp e Aql.
Il monitoraggio del corpo idrico, ha spiegato Aqp, avviene due volte a settimana sia a monte che a valle del processo di potabilizzazione che prelude all’immissione nella rete pubblica: «Tutti i parametri - hanno garantito i tecnici di Aqp - sono regolari e ampiamente al di sotto dei limiti di legge previsti dal decreto 31/2001». L’Arpa di Basilicata ha rilevato soltanto un livello anomalo di Bod (la richiesta biochimica di ossigeno, che misura la quantità di sostanze organiche biodegradabili), che però non ha impatti sulla potabilità. Ma sul punto l’Arpa Puglia ha espresso dubbi e, con il dirigente ambientale Nicola Ungaro, ha chiesto di ripetere le analisi effettuando il prelievo con modalità diversa: Aqp ha ad esempio fatto notare che l’acqua viene pescata a una profondità di circa 15 metri, dunque a notevole distanza dal fenomeno osservato in superficie. «Le nostre ultime analisi - ha ribadito Francesca Portincasa, dirigente reti di Aqp - risalgono al 9 marzo, sono assolutamente regolari e sono pubblicate sul nostro sito e su quello del ministero della Salute».
Forti dubbi, invece, sulle analisi svolte da «laboratori privati» lucani che confermerebbero la presenza di tracce di idrocarburi: i due acquedotti e le agenzie ambientali hanno categoricamente escluso la circostanza (come aveva già fatto peraltro il Comune di Pisticci), anche con toni piuttosto duri. «Con queste cose - è stato detto più volte - non si può scherzare».
La causa più probabile della macchia nera (già osservata in anni passati, con identica agitazione) sono dunque le alghe, la cui presenza deve essere indagata per stabilire scientificamente la genesi del fenomeno. Le verifiche, dunque, andranno avanti. L’assessore Giannini ha chiesto una relazione a tutti gli enti coinvolti, ed ha chiesto di proseguire nei controlli. Domani è prevista un’altra riunione con i dirigenti dell’assessorato per fare il punto e capire se è possibile effettuare ulteriori approfondimenti sul campo. «Da ciò che abbiamo sentito - è il commento di Giannini - gli allarmi risultano infondati. Noi abbiamo l’obbligo, come è giusto che sia, di tenere alta la guardia e di continuare nei monitoraggi fino a quando non sarà acclarato definitivamente che non ci sono rischi». [m.s.]