Ennesima esternazione del Governatore
Emiliano: libererò i giornalisti Fnsi: non abbiamo bisogno di lui
Il segretario nazionale Lorusso: i politici tengano fuori la categoria dalle loro beghe
«Le dichiarazioni di Michele Emiliano sui giornalisti, nel corso della trasmissione «La Gabbia Open», andata in onda ieri sera su La7, sono semplicemente sconcertanti e fuori luogo». E’ quanto si legge in una nota della Fnsi.
«Vado a fare un congresso con le mani nude - ha detto il candidato alla segreteria del Pd - contro una corazzata piena di potere, soldi, relazioni importanti, un sistema dell’informazione messo molto sotto pressione. Un’altra cosa che mi piacerebbe fare è restituire la libertà ai giornalisti. Se diventassi segretario del Pd vorrei girare per le redazioni e dirgli: basta, adesso fate come vi pare, criticatemi, ditemi tutto ciò che non va bene. I giornalisti liberi pagano un prezzo molto elevato. Ovviamente noi dobbiamo consentire a tutti, non solo agli eroi, di essere giornalisti liberi».
«È bene che Michele Emiliano e tutti i protagonisti della vita politica lascino fuori i giornalisti dalle loro contese, dalle loro beghe personali e dalle loro rese dei conti - affermano Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi -. I giornalisti non hanno bisogno di liberatori perché sono in grado di discernere e di fare il loro dovere nell’interesse esclusivo dei cittadini, che hanno diritto ad esser informati. L’invito è rivolto a tutti, a prescindere dagli schieramenti politici, e riguarda anche coloro che ogni giorno presentano interrogazioni parlamentari contro questa o quella trasmissione della Rai o fanno a gara nel dare voti a questo o a quel programma in base al fatto se ne siano stati o meno ospiti. Sarebbe molto più utile se tutti coloro che fanno politica si impegnassero concretamente, nelle sedi legislative, per rimuovere gli ostacoli, a cominciare dalle querele temerarie per finire a leggi di sistema inadeguate e datate, che spesso impediscono ai giornalisti di esercitare liberamente la loro professione e relegano l’Italia in una posizione poco onorevole nelle classifiche internazionali sulla libertà di stampa».