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Sgombero campo Rom
a Barletta dopo 30 anni

 
Franco Giuliano

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Franco Giuliano

Sgombero campo Rom a Barletta dopo 30 anni

Mercoledì 07 Dicembre 2016, 10:49

BARLETTA - Sono in corso da questa mattina le operazioni di sgombero del campo Rom di Barletta e del trasferimento in un terreno in via Vecchia Andria, dove è allestito un campo con tre moduli abitativi prefabbricati. Si tratta di un bene confiscato alla criminalità e affidato dallo Stato al Comune di Barletta nel maggio del 2015, destinato ad accogliere famiglie Rom e Sinti, regolarmente iscritte alla anagrafe comunale.

Sono soltanto due, di fatto, i nuclei familiari che ancora vivevano nel campo alla periferia della città, in fondo a via Barberini, attualmente zona di espansione edilizia e di interventi nell’ambito della 167. In tutto si tratta di sette persone; non ci sono minori. Le condizioni di utilizzo del nuovo campo, da rispettare anche per il rinnovo annuale della autorizzazione, sono la raccolta differenziata e il pagamento di un euro al giorno per container, acqua ed energia elettrica.

Il vecchio campo Rom era lì da oltre 30 anni. Le famiglie hanno vissuto in baracche di fortuna, di legno e lamiere, prendendo l’acqua da una fontana pubblica e con poco altro a disposizione. Hanno rappresentato in città una comunità, con i bambini che frequentavano le scuole e che, in alcuni casi, quel processo di integrazione lo hanno completato anche fuori dalle aule, sposando uomini e donne del posto. Altri hanno lasciato il campo e la città per diversi motivi, così dei 20 nuclei familiari originari oggi ne restano due, quelli che, di fatto, sono diventati oramai stanziali a Barletta.

«Con questo provvedimento - commenta l’assessore comunale alle Politiche sociali, Marcello Lanotte - abbiamo affermato il valore della legalità, trasferendo queste persone in un bene confiscato alla criminalità, del decoro urbano, al quale riporteremo questo terreno comunale, quella della economicità del provvedimento, costato 70.000 euro, a fronte di previsioni negli anni scorsi ben più onerose e, soprattutto, abbiamo scritto una bella pagina di integrazione». 

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