chiede i servizi sociali

Gianpi Tarantini, non merito il carcere: farò volontariato

di MASSIMILIANO SCAGLIARINI

BARI - Ai vecchi amici baresi ha giurato di aver cambiato vita: ora pensa alla famiglia e a una nuova carriera nel commercio che lo porterà presto ad allargarsi. Ma nel frattempo Gianpaolo Tarantini deve giocare la partita più importante, quella per rimanere un uomo libero. Proprio come Fabrizio Corona, il fotografo dei vip, anche l’ex re delle protesi deve convincere un tribunale che merita di non tornare in carcere. E, per farlo, punta sul volontariato: vuole passare due giorni a settimana ad occuparsi di disabili, e un altro giorno a lavorare con i ragazzi di una parrocchia romana.

Martedì 6 dicembre Tarantini dovrà apparire davanti ai magistrati del tribunale di sorveglianza di Bari, dove da luglio è in corso il procedimento per la richiesta di misure alternative al carcere. A carico di Gianpi c’è, infatti, la condanna a tre anni e tre mesi per la bancarotta fraudolenta della sua Tecno Hospital, la società che fu al centro degli scandali sulla sanità pugliese, fallita a giugno 2010 sotto il peso di debiti per 7 milioni: a marzo 2015 i fratelli Tarantini scelsero la strada del patteggiamento, poi la condanna è diventata definitiva. Da quei 39 mesi vanno però sottratti i poco più di tre mesi che Gianpi ha trascorso da recluso dopo la data di fallimento: dal 15 giugno al 21 agosto 2010 è stato ai domiciliari per detenzione e cessione di droga, poi ha passato 26 giorni in carcere per la presunta estorsione nei confronti di Berlusconi (l’indagine della Procura di Napoli che ora, di fatto, vede Tarantini come persona offesa).

La pena residua è dunque di due anni, 11 mesi e 27 giorni, inferiore di appena tre giorni ai tre anni: questo consente a Tarantini di accedere alle misure alternative. La scorsa udienza davanti al giudice dell’esecuzione è stata rinviata proprio per consentire all’avvocato di Gianpi, Nicola Quaranta, il deposito di una ulteriore proposta oltre quella già avanzata per assistere alcuni disabili per due giorni a settimana: Tarantini presterà anche la sua opera di volontario in una parrocchia romana, un giorno a settimana. Il tutto senza lasciare il lavoro nel negozio di abbigliamento per bambini della sua nuova compagna, e anzi preparandosi ad aprirne un altro.

Gianpi, che è appena diventato padre per la terza volta con la sua compagna Allegra (ha avuto altre due figlie dalla ex moglie Nicla), ha infatti raccontato agli amici più stretti che tra alcuni mesi l’attività commerciale sbarcherà a Cortina, dove ha ottenuto la concessione del prestigioso marchio di abbigliamento che già rappresenta nella Capitale. «Ormai - ha detto ai suoi vecchi contatti romani - non penso più alla sanità, mi concentro sulla mia nuova carriera nel commercio e sulla mia nuova famiglia».

Per convincere il Tribunale che Tarantini non merita di tornare dietro le sbarre, l’avvocato Quaranta ha sottolineato proprio questo: l’ultimo reato accertato risale al 2009, cioè a oltre 7 anni fa, e - soprattutto - Gianpi da quando sono scattate le inchieste baresi ha collaborato con la giustizia, raccontando tutto sui suoi rapporti con il mondo politico e imprenditoriale. Da quei verbali, fonte di tanti veleni, sono scaturiti anche numerosi processi oggi ancora in corso: processi che, in alcuni casi, vedono alla sbarra proprio l’ex re delle protesi.

Dopo la condanna in primo grado a 7 anni e 10 mesi nel cosiddetto «processo escort» per induzione e sfruttamento della prostituzione (l’appello non è ancora stato fissato), Tarantini ha a suo carico altri cinque processi, di cui quattro sono ancora in primo grado (alcuni potrebbero concludersi con la prescrizione). Il tempo, però, non gioca a favore di Gianpi, che deve accedere all’affidamento in prova prima che arrivino altre condanne definitive: altrimenti rischia davvero di finire in carcere.

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