Girerà un film a Bari
Scamarcio: io e la Puglia un legame ancestrale
di Maria Grazia Rongo
La sua pugliesità se la porta in giro per il mondo, perché «essere pugliesi è un modo d’essere». Non è campanilismo il suo, anzi, è proprio un modo di vivere che cogliamo dal suo sguardo, dai suoi ricci un po’ scomposti, da quel suo modo di parlare che a volte si allarga in una risata fragorosa o si ritrae, quasi tacendo, quando racconta il dolore, dal suo riconoscersi ed essere riconosciuto pugliese anche nel suo lavoro. Riccardo Scamarcio, da Andria, ama la Puglia, sua terra d’origine e posto del cuore nel quale ritorna compatibilmente con i suoi tantissimi impegni sul set.
Questa sera l’attore sarà a Polignano a Mare, per la rassegna il «Vino possibile», e parlerà del «Valore della mia Puglia», in piazza dell’Orologio, ore 23.45. Con lui saranno Leonardo Di Gioia, assessore regionale alle Risorse Agroalimentari, e Maurizio Sciarra, presidente dell’Apulia Film Commission. Tra l’altro, proprio a Polignano l’attore ha girato uno dei suoi film di prossima uscita, La cena di Natale, sequel di Io che amo solo te che lo vede protagonista insieme a Laura Chiatti.
Scamarcio qual è la sua Puglia del cuore?
«La mia Puglia del cuore è tante cose, in primo luogo la luce, e poi la possibilità di poter fare lunghe passeggiate perché la nostra è una regione pianeggiante, che ti accoglie, non ti respinge mai. La Puglia ha un’energia bianca positiva, è bagnata da due mari, ha i colori, un’atmosfera che per me ha il sapore di casa».
Lei è di Andria, e la sua città come del resto tutti noi pugliesi portiamo il dolore di quanto accaduto il 12 luglio scorso sui treni tra Andria e Corato. Cosa ne pensa?
«Quei treni li ho presi migliaia di volte da ragazzino. Si tratta di una cosa terribile che è successa e che bisogna attribuire ad un andamento generale dello Stato italiano. Se lo Stato infatti decide di privatizzare i trasporti deve allo stesso tempo assicurarsi che il privato agisca nel miglior modo possibile, senza risparmiare sulla vita di chi ogni giorno prende quei treni. Tutto questo quindi secondo me ha una responsabilità che fa capo al Ministero dei Trasporti. Tra l’altro, di tratte del genere, con sistemi di sicurezza del genere, ce ne sono tantissimi in tutta Italia, ma soprattutto al Sud, e questo, nel 2016, è inaccettabile. Poi c’è un altro dato da considerare, per chi ci crede, la fatalità. Come ho detto prima, c’è l’uomo che è artefice delle proprie azioni ma poi c’è anche il destino. Io credo che a questo punto, per le vittime occorra solo fare silenzio e rispettare il dolore di chi è rimasto».
La Puglia del cinema negli anni scorsi è stata la mecca del cinema italiano, se non giravi da noi praticamente non esistevi. E adesso? Come vanno le cose secondo lei? Ci siamo un po’ fermati?
«No, non credo. Io girerò in Puglia, a Bari, il mio prossimo film da produttore, con la mia casa di produzione Buenaonda (fondata insieme a Valeria Golino e Viola Prestieri, ndr.). Cominciamo le riprese nel primo autunno, per la regia di Cosimo Terlizzi, anche lui pugliese, e nel film lavorano tanti pugliesi».
In conclusione, se dovesse raccontare a qualcuno cosa significa essere pugliese, cosa direbbe?
«Racconterei la nostra terra, i suoi abitanti con i loro pregi e difetti, anche se i difetti mi sforzo ma non ne trovo poi molti. Parlerei del senso di appartenenza ad una lingua, ad un modo di pensare. Parlerei delle nostre tante contraddizioni che spesso ci tengono sospesi tra l’abnegazione e il fatalismo. Della mia comunità, dei luoghi in cui sono cresciuto, Andria, la Murgia, è qui che mi sono formato. Non sono partito dalla Puglia con la valigia di cartone, ho viaggiato molto, ma appunto perché essere pugliese è un modo di essere c’è un legame atavico, ancestrale, che mi conduce sempre qui, alla mia storia. Ebbene sì, ho una visione romantica, soprattutto quando ripenso ai miei nonni, agli anziani. Tutto questo fa parte del mio essere pugliese e sono contento di portare in giro per il mondo la nostra terra».