Industria pugliese, più peso sul Pil ma i licenziamenti aumentano

di Enrica D’Acciò

BARI - Cresce l’industria in Puglia ma non per questo i licenziamenti diminuiscono né le condizioni di lavoro migliorano. Un quadro in chiaroscuro emerge dai dati dell’indagine Fiom Cgil su 314 lavoratori di cinque stabilimenti di industria pesante: Fiat Power Train, di Foggia, Cnh di Lecce, Magneti Marelli, Bosch e Orleikon Graziano Trasmissioni di Bari.

Dai dati di sistema, forniti da Istat, Banca d’Italia e Inps, l’industria pugliese conferma la sua crescita, pur fra mille difficoltà. Nel 2014, l’industria pugliese è cresciuta, coprendo il 13,5% del prodotto interno lordo della regione: rispetto al 2009, il 2,7% in più. Eppure, si investe ancora poco: fra il 2000 e il 2011, gli investimenti sono crollati dal 27,2% al 10.5%, un dato già di per sé significativo ma ancora più rilevante se si confronta con la media nazionale, dove la riduzione è di appena tre punti percentuali: dal 21.7% al 18.6%.

Questa riduzione si riflette direttamente sul personale: meno 8 mila addetti fra il 2009 e il 2012, pari al 12,7% nella sola industria metalmeccanica. Particolarmente colpite le aziende che lavorano metallo, auto e altri apparecchi meccanici. Un po’ meglio il settore aerospazio, dove, invece, il dato dell’occupazione è in crescita. Tante, tantissime anche le ore di cassa integrazione: 16 milione di ore nel 2014 nell’intera industria metalmeccanica che coprono il 30% dei 54 milioni di ore a livello regionale. Fin qui, i dati di sistema. Ma come vivono le tute blu le ore di lavoro in fabbrica? Secondo l’analisi condotta dalla Fiom, tre quarti dei lavoratori intervistati conferma un peggioramento della loro condizione di lavoro. Ciò è dovuto, per lo più, all’aumento dei carichi di lavoro, all’incertezza del rapporto di lavoro e all’aumento dei rischi di infortunio. Il 20% degli intervistati ha dichiarato un infortunio nei tre anni precedenti, dato che potrebbe essere sottostimato dalla tendenza di trasformare l’infortunio in giorni di malattia. Solo per un quarto degli interventati le condizioni di lavoro sono migliorate. L’industria continua ad essere fortemente sindacalizzata, se è vero che il 70% degli intervistati dichiara di essere iscritto ad un’organizzazione sindacale. Si bussa al sindacato per ottenere un miglioramento del salario, riconoscimenti professionali, maggiori tutele per infortuni e malattie. Per i giovani, prevale la richiesta di stabilizzazione. Di qui l’impegno della Fiom «Su tre punti essenziali: costruzione dei coordinamenti, piattaforme aziendali, rapporti con le istituzioni», conclude Giuseppe Cillis, segretario Fiom Cgil Puglia.

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