talenti lucani
Il «discepolo» potentino del guru dell'architettura
Gianluca Racana lavora a Londra nel team dello studio di Zaha Hadid
di Rosanna Santagata
POTENZA - «Vede, dall'esterno l'edificio sembra abbastanza squadrato, ma è dentro che si coglie tutto il suo dinamismo». In effetti, al Maritime di Salerno firmato Zaha Hadid, siamo ben lontani «dalle imposizioni un po' teoriche e astratte degli edifici classici, che non considerano la destinazione dello spazio». Qui il progettista si chiede chi entrerà nell'edificio, da dove e per fare cosa e, immaginandone i percorsi, ammorbidisce le forme, crea rampe dall'aspetto sinuoso e fluido, e pareti curve invece di angoli, e ampie vetrate sulla baia, che girano tutto intorno all'edificio che evoca una gigantesca ostrica.
A parlarci di quest'opera, concepita nel '99 e destinata al flusso delle navi da crociera, è il potentino Gianluca Racana, uno degli architetti di punta dello studio londinese. Ci incontriamo il giorno dell'inaugurazione, nel grande atrio del Maritime, affollato di curiosi e addetti ai lavori, giornalisti e creativi. Un po' defilato dalla mischia, Racana riflette su architettura, ottimismo e meritocrazia Il suo è ovviamente un punto di osservazione privilegiato sul mondo.
Laurea cum laude alla Sapienza di Roma con una tesi svolta presso la Scuola Tecnica Superiore di Architettura di Barcellona, un semestre alla Columbia University di New York, e collaborazioni in importanti studi a Roma, Parigi e New York. Poi master in Architettura e Urbanistica presso la Architectural Association di Londra, dove suo professore e tutor, è Patrik Shumacher, collaboratore storico della Hadid: lei stessa ha insegnato in quella scuola con cui continua a mantenere rapporti. Nel 2000 l'archistar lo prende a lavorare nel suo studio. «Lei aveva cominciato a sperimentare il decostruttivismo, che rompeva col linguaggio classico e post moderno». Lo studio è relativamente piccolo, «eravamo una ventina».
Viene subito mandato a Roma a seguire come project architect i lavori del Maxxi, inaugurato nel 2010. Poi tanti altri incarichi prestigiosi. E mentre lo studio di Londra arriva a contare circa 400 collaboratori, e lo stile si evolve verso il cosiddetto «parametricismo», questo lucano metropolitano diventa prima Associato nel 2006, Direttore Associato nel 2008 e infine Director nel 2013. Col suo team segue lavori in Sud Europa, Sud America, Asia, Australia. Viaggia molto, ma a Potenza torna sempre a Natale, tiene a precisare, insieme alla moglie Elena, e i loro due figli, per trascorrere le feste nella famiglia di origine. Perchè a Londra si sta benissimo, ma i valori italiani sono un punto di riferimento. Affetto o solo diplomazia, della sua città natale non riesce a dire male. E poi è qui che il papà, geometra, lavorava e disegnava e proprio sedendo accanto a lui che ha cominciato a incuriosirsi di progettazione.
La crisi della sua categoria in Italia non lo meraviglia: «Probabilmente siamo il Paese con più architetti al mondo, ma si costruisce pochissima architettura contemporanea e c'è un'alta mortalità di opere pubbliche». Colpa della politica che ne condiziona le vicende. «In altri Paesi le strategie di lungo termine su infrastrutture, trasporti, edifici culturali, vengono perseguite a prescindere. Prendiamo le scuole: da noi è normale che la maggior parte siano strutture vecchie; all'estero sono le più recenti, al passo coi nuovi criteri didattici». Come si concilia creatività e grandi numeri in uno studio come il suo? Organizzazione quasi aziendale, divisione per gruppi e largo ai giovani. «Il lavoro in team è un processo di sottrazione. All'inizio non sai mai come sarà un progetto. Si parte da tante idee anche molto diverse per arrivare per eliminazione a quella che risponde meglio da un punto di vista strutturale e funzionale».
Zaha ha sempre dato spazio a neolaureati e giovani professionisti «che portano novità, e soprattutto entusiasmo, dedizione, passione». La sua scomparsa prematura ha lasciato i suoi disorientati, ma «resta la sua eredità - a me come ai tanti che hanno avuto l’opportunità eccezionale di lavorare con lei -, molto più importante degli edifici costruiti in giro per il mondo: una nuova forma mentis e il coraggio di sfidare lo status quo; un approccio nuovo, sempre teso alla ricerca di nuove soluzioni e mai ancorato a forme preconcette. Tocca a noi continuare il suo lavoro con l' integrità, la curiosità e la determinazione, di cui lei è stata esempio».