il progetto tap Gasdotto di Melendugno Roma blinda il cantiere

verso lo scontro istituzionale Ma il Comune insiste: l'autorizzazione è decaduta per «decorrenza dei termini»

Tiziana Colluto

Il Ministero dello Sviluppo Economico blinda il cantiere del gasdotto Tap. Il Comune di Melendugno, invece, comunica di ritenere decaduta l’autorizzazione unica per la costruzione dell’opera, causa «decorso dei termini», informando, oltre agli enti interessati, anche la Procura. Uno scambio incrociato di note quello di ieri mattina, poco prima della cerimonia di inaugurazione della condotta a Salonicco, in Grecia.

«Si ritiene congruente la comunicazione di inizio lavori della società Tap con quanto previsto dal Dm 20 maggio 2015», il decreto che dà il via libera all’infrastruttura. A poche ore dal vertice ministeriale di domani, è quanto mette nero su bianco Gilberto Dialuce, a capo della Direzione generale per la sicurezza dell’approvvigionamento e le infrastrutture energetiche del Mise, rispondendo alle richieste di chiarimenti avanzate agli inizi del mese da Comune, Autorità di Bacino e Regione Puglia.

La questione a monte è nota: per gli enti locali, non è rispettata la data del 16 maggio, quella entro la quale il cantiere andava necessariamente avviato, pena la decadenza dei titoli abilitativi. E questo perché Tap, non potendo spostare gli ulivi, non ha iniziato dallo scavo del pozzo di spinta del microtunnel, bensì da attività quali bonifiche belliche e valutazione archeologica preventiva, in una zona diversa da quella indicata come prima porzione del cantiere.

Quel cronoprogramma dei lavori, riportato nel parere della Commissione tecnica Via del 18 dicembre 2015, riguarda, per il Mise, solo «un modulo organizzativo», per frazionare in sequenza le verifiche di ottemperanza alle prescrizioni. E il suo stravolgimento, secondo Dialuce, «non contrasta con il termine generale di inizio lavori», per rispettare il quale «la società può iniziare in qualsiasi area del progetto autorizzato e relativamente a qualsiasi porzione di opera e a qualunque tipo di lavoro, purché ottemperate le relative prescrizioni. […] Le indagini archeologiche preventive e la bonifica degli ordigni bellici costituiscono le prime attività di avvio del cantiere e nel quadro generale dell’autorizzazione unica costituiscono l’avvio dei lavori generalmente intesi, così come previsto dal Dm 20 maggio 2015. Pertanto, il termine di inizio lavori non è condizionato in maniera esclusiva alle verifiche di ottemperanza delle prescrizioni».

Come fatto sapere da Tap, la nota ministeriale è stata spedita via Pec agli enti, ieri, alle 11.08. È quanto dovrebbe spegnere ogni polemica. E invece le aizzerà. Il Comune di Melendugno tira dritto e conferma i contenuti dell’atto firmato in quelle stesse ore dal sindaco Marco Potì, che lo ha consegnato anche ai carabinieri.

«Ad oggi, martedì 17 maggio, la società Trans Adriatic Pipeline non ha dato inizio ai lavori - è scritto – e si è limitata alla sola installazione di reti di recinzione in Pvc di porzioni limitatissime di terreno e con l’apposizione di risicata cartellonistica». Si tratta di attività che «non possono essere considerate inizio dei lavori, in quanto comunque preliminari alle attività preparatorie della fase 0». Potì riporta copiosa giurisprudenza nell’affermare le sue tesi. Chiede al Mise e agli altri enti di dichiarare anch’essi decaduta l’autorizzazione unica e diffida il Ministero dal voler concedere eventuale proroga.

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