Inchiesta a Bari
Dda: Il Tritolo trovato in Puglia per uccidere procuratore Napoli
BARI - Sarebbe stato utilizzato per ammazzare il procuratore di Napoli Giovanni Colangelo il tritolo sequestrato nel barese alcuni giorni fa. La notizia è stata rivelata agli inquirenti della Dda di Bari da un collaboratore di giustizia vicino alla Sacra Corona Unita ma originario del napoletano il quale, in cella, alla fine del 2015, sarebbe entrato in contatto con uomini della Camorra che parlavano di un agguato al magistrato.
Sulla vicenda indaga il pm Antimafia barese Roberto Rossi, che ha coordinato anche le indagini che hanno portato al sequestro dei 550 grammi di esplosivo letale, nascosto sotto un albero, di fronte al cancello della tenuta di un boss di Gioia del Colle (Bari), il trafficante di armi Amilcare Monti Condesnitt, il quale per questa vicenda è ora in carcere con altre 4 persone. E proprio a Gioia del Colle, stando alle dichiarazioni del pentito, sarebbe dovuto avvenire l’attentato.
Il clan che lo stava progettando aveva infatti studiato gli spostamenti di Colangelo fra Puglia e Campania e avrebbero colpito a Gioia, dove il capo della Procura di Napoli abita.
LA CAMORRA IN CONTATTO CON BOSS BARESE PER IL TRITOLO - Un passato di presunti rapporti per traffico di armi e droga fra il boss di Gioia del Colle Amilcare Monti Condesnitt e la Camorra napoletana avvalorerebbe l’ipotesi della Dda su un attentato commissionato dalla Campania proprio al pregiudicato barese per uccidere il procuratore di Napoli Giovanni Colangelo, come rivelato da un pentito.
Monti Condesnitt fu infatti arrestato nel 2008 in una operazione della Gdf barese insieme ad altri criminali pugliesi e alcuni camorristi per aver fornito armi da guerra provenienti dai Balcani in cambio di partite di droga. Da queste accuse, nell’aprile 2015, Monti e gli imputati napoletani, tra cui il noto camorrista di San Giorgio a Cremano Bruno Abate, sono stati assolti dal Tribunale di Bari «perché il fatto non sussiste». Per accuse simili, però, Monti, assistito dagli avvocati Carlo Russo Frattasi e Giancarlo Chiariello, è stato condannato in primo grado nell’ottobre 2014 a 17 anni e 4 mesi di reclusione e il processo è attualmente pendente in appello.
Tra l’altro prima che fosse fermato per il tritolo trovato davanti al cancello della sua abitazione a Gioia del Colle - che gli inquirenti baresi ritengono collegato ad un possibile attentato ai danni del procuratore Colangelo - era a piede libero, mentre questa mattina gli hanno notificato nel carcere di Trani dove è detenuto per la detenzione dell’esplosivo un aggravamento della misura. E’ ora quindi in cella per entrambi i fatti.