di Massimiliano Scagliarini
BARI - La Procura di Bari verificherà i contenuti della relazione sullo scempio delle Sud-Est, puntando dritta sui 270 milioni che negli ultimi anni sono usciti dalla più grande ferrovia concessa d’Italia per spandersi in mille rivoli tra consulenze e appalti d’oro. Da ieri i documenti sono anche nelle mani della magistratura ordinaria: il subcommissario Domenico Mariani è stato per oltre un’ora a colloquio con il procuratore Giuseppe Volpe e con l’aggiunto Lino Giorgio Bruno, che coordinerà il nuovo fascicolo già delegato alla Finanza per gli approfondimenti di indagine.
Nel mirino, dunque, finiranno le procedure e le modalità con cui le Sud-Est sono state gestite fino a causare un buco da 310 milioni che, anche questo mese, vede l’azienda nell’impossibilità di pagare in tempo gli stipendi. Un approfondimento investigativo che dovrà riguardare, oltre che i manager, anche i destinatari degli incarichi d’oro firmati dall’ex amministratore unico Luigi Fiorillo. Dunque una caccia ai soldi: i magistrati baresi non hanno infatti escluso la possibilità di verificare, tramite una rogatoria, se l’avvocato tarantino risulta titolare di conti presso lo Ior, la banca vaticana.
Una buona parte dei consulenti, in particolare l’avvocato romano Angelo Schiano, sembrerebbero infatti collegati con i centri del potere vaticano, anche per motivi storici. Le Sud-Est furono fondate dal marchese Bombrini, un banchiere genovese che ai primi del ‘900 scese in Puglia per finanziare i lavori dell’Acquedotto Pugliese: e, del resto, le società che fino all’anno scorso hanno gestito la contabilità della Sud-Est erano le stesse che si occupavano delle aziende di Bombrini.
Quello sulla relazione di Viero è il quarto fascicolo aperto a Bari sulle Sud-Est. È già approdata in udienza preliminare l’indagine sui treni d’oro in cui si ipotizza l’acquisto a prezzi gonfiati di vagoni di seconda mano e dei convogli polacchi Atr-220: una parte delle accuse (quelle relative alla corruzione) va verso la prescrizione. Altre due indagini, sempre affidate alla Finanza, riguardano poi aspetti fiscali: la prima è relativa alla polacca Varsa, la società intermediaria dei treni, che secondo gli investigatori sarebbe in realtà riconducibile all’imprenditore bolognese Carlo Beltramelli. La seconda indagine è nata dalle risultanze della verifica compiuta dalla Finanza sui bilanci del 2013, ed ipotizza reati fiscali.
Sulla relazione di Viero ha già aperto un fascicolo la procura regionale della Corte dei Conti. Il ministro Graziano Delrio ha fatto sapere che i documenti sono stati trasmessi anche all’Autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone.