l'incursione a bisceglie

Assalto al Don Uva arrestato un sindacalista decine gli indagati

Nicola Pepe

di NICOLA PEPE

BISCEGLIE – Il procuratore di Trani, Carlo Maria Capristo,  aveva parlato di “risposte adeguate” a un “fatto gravissimo” perché quell’affronto allo Stato non poteva passare inosservato. Le risposte sono arrivate oggi: una persona è stata arrestata da Carabinieri e Guardia di Finanza questa mattina nell’ambito dell’inchiesta sulla spedizione punitiva messa a segno nella sede della casa Divina provvidenza da parte di un commando di almeno trenta persone organizzato la sera del 15 febbraio scorso costringendo il commissario straordinario nominato dal Ministero, avv. Bartolo Cozzoli, a riassegnare un appalto trentennale sulla mensa revocato a partire dal prossimo 15 marzo. Estorsione aggravata, minaccia e violenza i reati contestati.

Il fermo di oggi riguarda Antonio Nardella, sindacalista di 45 anni (delegato aziendale Uspi, presso la società Ambrosia technologies), foggiano, e con un curriculum penale di tutto rispetto, pluripregiudicato con sentenze passate in giudicato e anche per reati legati alle estorsioni. L’inchiesta culminata con l'arresto disposto dal gip del tribunale tranese, Rossella Volpe, è stata coordinata in prima persona dal procuratore capo, Capristo e dal suo aggiunto, Francesco Giannella intervenuti al Don Uva la notte della spedizione punitiva. Sarebbero decine gli indagati. 

L’incursione, ricordiamo, costrinse il commissario straordinario (poi finito sotto scorta) a revocare il provvedimento sotto le pressioni e le minacce dell’aggressore che nel frattempo schiaffeggiava il direttore amministrativo della Cdp e altri presenti costringendoli a non avere contatti con l’esterno. Fu un episodio particolarmente violento, come ricostruito dagli inquirenti: il gruppo capeggiato da Nardella minacciò Cozzoli con parole del tipo «tu non te ne vai di qua se non firmi la revoca», «tu non esci vivo», «ti ammazzo», «bastardo», «dove sta la tanica di benzina». Il pubblico ufficiale fu anche strattonato e picchiato, riportando escoriazioni al ginocchio e alla bocca. Analoghe minacce e violenze subirono i suoi collaboratori: al direttore amministrativo, Marcello Paduanelli, fu messa a soqquadro la scrivania, il direttore finanziario, Massimo Rubini, fu sfiorato da un pugno.

Secondo le indagini, la “missione” non sarebbe stata mossa da rimorso per le sorti dei dipendenti perché, come ha ribadito la procura nei giorni scorsi, i lavoratori – in caso di passaggio della commessa ad altra azienda - sarebbero stati salvaguardati dalla clausola sociale che consente la conservazione del posto di lavoro. Nel caso di Ambrosia technologies, il contratto siglato nel 2000 segnava scadenza 2030: fatto più unico che raro. E comunque non ci sarebbe stato alcun pericolo per loro: scopo del commissario era quello di indire una procedura negoziata temporanea, in attesa della cessione del complesso aziendale (quattro le offerte presentate), alla quale avrebbe potuto partecipare anche la stessa Ambrosia. Il sospetto è che la “delegazione” abbia voluto intimidire il commissario per tutelare solo ed esclusivamente gli interessi della società milanese.

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